dal realismo romantico al naturalismo positivistico
Fasi e motivazioni di un lungo processo
Come i primi decenni dell'Ottocento sono caratterizzati in una prospettiva europea dal Romanticismo così quel periodo che all'incirca va da 1830 al 1870-80 vede il progressivo affermarsi di quella categoria artistica che si conviene definire Realismo. Con due precisazioni però :
1) nei primi decenni del secolo una volta affermatosi il Romanticismo dà fisionomi a al periodo è l'orientamento dominante ed esclusivo nel successivo periodo che abbiamo indicato invece il Realismo non domina incontrastato ; è l'orientamento maggioritario e più fertile ma non l'unico.
2) Nell'arco di un cinquantennio un orientamento letterario (Anche se per pura ipotesi partisse da omogenei canoni di poetica) subisce inevitabili sviluppi e modifiche che rendono assai discutibile l'adozione della stessa definizione sia per gli iniziatori che per gli epigoni. E' pertanto consuetudine critica abbastanza diffusa quella di definire realismo e realistica la produzione del primo periodo e Naturalismo e naturalistica quella del secondo differenziate e distinte l'una dall'altra per tutta una serie di fattori che ora esamineremo.
SOGGETTIVITA' E REALTA'
E' assai discutibile prospettare il Realismo come pura e semplice opposizione al Romanticismo ( e un'eco di questa impostazione critica è riscontrabile nell'accezione profondamente antitetica che nel discorso giornaliero si dà ai termini romantico e realistico ). IN realtà si tratta di un complesso processo di opposizione e di continuazione di ribaltamento e di sviluppo di certi autori romantici è a questo proposito illuminante si pensi a Puskin poeta lirico e nel contempo padre del realismo russo con i suoi Racconti di Belkin (1830 o a Victor Hugo il quale oltre a essere il poeta dell'io è anche l'autore dei Miserabili.
La lotta contro i modelli e le regole del classicismo la poetabilità di qualsiasi argomento e la libertà stilistica l'attenzione verso le manifestazioni dell'arte popolare e più in generale la scoperta della dimensione popolare il gusto di ricreare con il romanzo storico il clima di un'epoca l'analisi delle reazioni dell'io di fronte alla realtà ( e stiamo citando i capisaldi della poetica romantica) portano cambiamento di prospettiva che anziché far centro quasi esclusivamente sull'io anziché finalizzare tutto per un'analisi e un'enfatizzazione dell'io l'artista si apra invece ad accogliere e a registrare l'inesauribile varietà del reale e i meccanismi le forze in contrastante gioco., Per chiarire ancora di più : nel rapporto individuo-realtà che il Romanticismo risolveva privilegiando (o ammettendo esclusivamente) il primo elemento il realismo stabilisce un equilibrio con il dare cittadinanza piena al secondo elemento. Si pensi per dare concretezza al discorso al Renato dell'omonimo romanzo di Chateaubriand e a Julien Sorel del Rosso e il nero di Stendhal; mentre il primo è connotato dall'autore solo su un piano esistenziale, il secondo invece lo è sul piano sociale di Renato conosciamo solo le anfrattuosità interiori, l'itinerario psicologico di Julien invece le radici sociali le sue reazioni e i suoi progetti di fronte alla realtà sociale in cui vive e che l'autore attentamente descrive e analizza.
Ma si pensi a un altro esempio di questo complesso processo di ribaltamento e di continuazione. E cioè un posto notevole nella produzione romantica ha la ricostruzione di un momento di un clima storico (il romanzo e il dramma storico di Walter Scott a Manzoni a Hugo ) o esotico (da Chateaubriand a Coleridge a Byron) il verismo riprende questa vocazione - tutto sommato storicistica ma anziché proiettarla nel lontano (cronologico e geografico) la rivolge al vicino, alla realtà immediata presente. E ecco nella narrativa realistica l'attenta rappresentazione di un ambiente coi suoi costumi e il suo clima di vita la Normandia di Flaubert e Maupassant La Provenza di A. Daudet la Sicilia di Verga ( e gli esempi potrebbero essere tanti). E' il cosiddetto regionalismo che caratterizza tanta narrativa veristica dell'Ottocento.
NUOVE PROSPETTIVE E NUOVI MODULI ESPRESSIVI
Tutto ciò comporta delle conseguenze sul piano specificamente formale. E' ovvio che la dimensione soggettiva che domina la produzione romantica trovi il suo mezzo espressivo ottimale nella poesia lirica che già Madame de Stael aveva teorizzato come il più adatto alla nuova sensibilità o in un genere di romanzo autobiografico e in una prosa ricca di abbandoni sentimentali e lirici. Ed è altrettanto ovvio che la scoperta della realtà per l'impegno di analisi che anima ora l'autore trovi più adatto come genere letterario il romanzo e come modulo espressivo una prosa varia nei toni descrittiva e precisa che bandisca assolutamente effusioni e toni lirici ( Stendhal pensava addirittura alla prosa del codice civile). Ma più che nel genere letterario e nei moduli formali la novità consiste in una mutata disposizione di fronte alla realtà nella scoperta per così dire della dignità del quotidiano nell'assegnare cittadinanza nel dominio dell'arte a qualsiasi essere umano e a qualsiasi vicenda e nel ritenerli tutti suscettibili di una rappresentazione seria e tragica.
E qui a chi obiettasse che già Lessing si era battuto per questo si può rispondere che sia nei suoi drammi che in quelli del Romanticismo e persino ancora in Stendhal il protagonista anche se non è più un personaggio storico o mitologico è pur sempre un privilegiato un essere umano d'eccezione per intensità e aristocrazia di sentire. E' da Balzac in poi che si realizza questa dignità del quotidiano questa irreversibile novità e così possono acquistare dignità tragica i contadini di Courbet l'avarizia di papà Grandet o la meschinità dell'impiegatuccio nel cappotto di Gogol o un sentimento tutt'altro che eroico e nobilitante come la paura nel Il segno rosso del coraggio di Crene o la vita anonima di un'umile serva in un Cuore semplice di Flauber o il tarato dall'alcolismo di Zola o il pescatore in Verga ( e così via sino a Gorki a Steinbeck a Cronin ai film di De Sica e a tutte quelle manifestazioni artistiche che a questa fondamentale conquista ottocentesca più o meno mediamente si collegano ).
VERSO IL NATURALISMO : TRE FATTORI
Ma come abbiamo detto nell'arco di circa un cinquantennio nel quale si sviluppa la produzione realistica subisce notevoli modifiche.
Un punto nodale di questo processo può esser collocato (con una certa approssimazione) attorno alla metà del secolo e lo si può motivare con tre fattori storico-culturali : la delusione del '48 europeo, il Manifesto di Marx e Engels il Positivismo.
1) Il ritorno all'ordine col quale vengono spenti i tentativi rivoluzionari in Europa rappresenta un colpo durissimo per l'intellighezia democratica e progressista il crollo delle speranze di una generazione. Di conseguenza si accentua quel distacco tra artista e assetto sociale brohese che aveva trovato espressione già nella produzione di Stendhal e Balzac: in Flaubert ora uno dei motivi di fondo è l'odio verso il borghese.
2) Ma il '48 vede la comparsa piuttosto consistente del "quarto stato" e nel Manifesto la teorizzazione del ruolo che esso è destinato a svolgere. E' superfluo insistere sulle incalcolabili influenze che tutto ciò avrà si pensi soltanto alla preponderante presenza che nella narrativa del secondo Ottocento avranno le classi subalterne : i tipi umani travolti dallo sfruttamento e dalla reificazione che Marx ed Engel via via esaminavano nei loro scritti diventavano oggetto di rappresentazione : da Tempi difficili (1854) e Grandi speranze (1860 ) di Dickens a Germinia Lacerteux (1865) dei fratelli Goncourt dai populisti russi a Zola a Verga. Questo non significa che questi artisti facciano propria la concezione marxiana significa però che ormai uno spettro percorre l'Europa e non si può più esorcizzarlo.
3) A partire dalla metà del secolo si verifica la progressiva affermazione del Positivismo che ha i suoi capisaldi nel rifiuto delle fantasticherie delle religioni e delle metafisiche nel privilegiamento della realtà oggettiva dei fatti nell'esaltazione delle scienze come strumento ottimale per la conoscenza e il dominio della realtà. Strettamente legato al processo già avviato di organizzazione industriale il Positivismo risponde perfettamente alle esigenze del questa società alla quale trasmette sia la fiduciosa teorizzazione di un progetto inarrestabile destinato a raggiungere deterministicamente livelli sempre più alti sia una particolare attenzione alla dimensione sociale.
E' abbastanza agevole intuire le conseguenze che dai capisaldi del Positivismo derivano per gli orientamenti letterari il narratore aspira a lavorare scientificamente esclude dalla narrazione ogni personale commento e considerazione descrive comportamenti di singoli e di gruppi ma previa una minuziosa documentazione sperimentale con una volontà intellettuale di conoscenza e con rigore scientifico e ricorrendo alla fisiologia alle leggi dell'ereditarietà ecc. Zola ha esemplarmente chiarito in certi suoi scritti i canoni di questa nuova poetica che nella rappresentazione della realtà privilegia l'inesorabile meccanismo delle leggi naturali e finisce con trasformare l'opera narrativa in referto medico o analisi sociologica. E così è avvenuto il passaggio dalla narrativa realistica a quella naturalistica
sabato 30 dicembre 2017
mercoledì 13 settembre 2017
Il Romanticismo - dal passato al presente
Il romanticismo - dal passato al presente
Il Settecento ha creato lo stile roccocò lo stile neoclassico e lo stile impero. Quando si passa all'Ottocento non si parla più di stili ogni artista elabora in proprio la sua poetica e la sua tecnica in rapporto alla sua partecipazione al tempo presente. L'idea di stile implica sempre qualcosa di statico che può dar luogo anche a una moda a un manierismo ripetitivo: con la caduta dei modelli antichi con il prevalere del "sentire" romantico sorgono però le ansie e le contraddizioni le paure e gli errori.
Credere per esempio nella classicità significa comporre sentimento e ragione ricavarne una consolazione ottimistica; se la realtà al contrario è intesa come un processo che anziché comporsi cambia continuamente ecco che l'artista viene a trovarsi nella necessità di viverla non di meditarla.
Ingres e Delacroix
Il lungo contrasto ad esempio tra Ingres e Delacroix verte appunto su tale problema che risale addirittura al Seicento (disputa tra " poussinistes " e "rubenistes") Jean Auguste Ingres (1780- 1867) tenta l''impresa di un accordo tra Illuminismo e Romanticismo tra il disegno sapientissimo che dà ordine e misura alla forma e il colore altrettanto limpido che lascia trasparire le pulsazioni segrete della vita : non per niente ha trascorso circa venti anni in Italia studiando gli antichi e Raffaello. Nei suoi ritratti emerge soprattutto la dignità e la fierezza di una classe che crede ancora nella ragione e si presenta come modello di virtù e coscienza civile. Nella sua opera (che richiama tanto Poussin quando David) si assiste a una lotta corpo a corpo tra intelligenza ed emozione" che continuerà a sostenere con coraggio fino alla fine, superando la ventata di realismo e non lasciandosi lusingare dalle novità di Manet e degli impressionisti. Una vita esemplare all'insegna del passato messo a dura prova negli scontri continui con le novità del presente.
Classicità e Medioevo
Il passato per l'Ottocento non ha come interprete soltanto Ingres. Ci sono gli inglesi e i tedeschi : solo che per questi il passato non è più la classicità ma il Medioevo il gotico. E' questa l'altra fascia del Romanticismo l'universalismo classicista viene superato in nome dell'individualismo di un'epoca che gli illuministi si erano sforzati ad indicare come oscurantista. Un ritorno al Medioevo implica motivazioni di carattere religioso : è significativo che ciò si sia verificato proprio nell'area germanica che aveva dato sì con Winckelmann il teologo dell'antichità ma che ora non rinuncia a un'autonomia spirituale richiamandosi ai temi della propria tradizione nazionale. La Francia di Cartesio e dell'Illuminismo si trova di fronte alla Germania delle saghe popolari di Herder e di Holderlin che rivaluta le radici espressioniste che celebra Durer con le manifestazioni del 1840 che completa e rifà il gotico Duomo di Colonia come baluardo contro la cultura francese. Lo stesso Goethe (nelle due parti del Faust ) rileva questa caratteristica ambivalenza tra l'anelito all'equilibrio classico e l'ansia del mistero delle zone inesplorate e di respiro cosmico dell'essere.
I nazareni
E' in Germania che prende vita il movimento dei Nazareni sotto la guida di Overbeck e Pforr : trasferitisi a Roma nel 1809 si organizzarono nella confraternita religiosa di s. Luca negli ambienti del convento di S. Isidoro sul Pincio. Rifanno cioè lo stesso percorso di Winckelmann non per recuperare le antichità classiche bensì il repertorio del '400 italiano da collegare alla tradizione tedesce e a Durer ma con risultati artistici mediocri anche se storicamente interessanti. Una bella espressione di Schiller definisce i romantici esuli che anelano alla patria e proprio in questa appassionata ricerca di un passato da trasporre al presente e da vedere la caratteristica più autentica di un movimento come quello dei Nazareni.
Rivoluzione industriale e Preraffaelliti
L'Inghilterra è l'altro polo di maggior spicco del momento romantico. la rivoluzione industriale aveva già provocato nel Settecento il gusto del giardino all'inglese come antidoto polemico ai molti problemi sollevati dal mito del progresso tecnico . Si pensava di creare una natura che non apparisse opera d'arte ma che provocasse una suggestione romantica con le ondulazioni del terreno i laghetti e i ruscelli con le finte rovine con le macchie irregolari della vegetazione. Già A. Conzens aveva addirittura teorizzato la nuova pittura di paesaggio eseguita ad acquarello con macchie buttate giù sveltamente senza preoccuparsi di dare struttura armonica alla veduta : su questa strada si metteranno i paesaggisti inglesi dell'Ottocento.
Il ritorno al gotico assume in Inghilterra il carattere di una rivendicazione nazionalistica conseguente al successo di Napoleone e quindi uno stile neoclassico e Impero : un teorico come J:Tuskin e un architetto come W:Pugin si collegano al francese Viollet le Duc e allo stesso Goethe che nel 1772 aveva scritto il saggio sul Duomo di Strasburgo. Questo ritorno dell'Europa al gotico non esclude simpatie anche di carattere tecnico: Si ammira l'ardimento della struttura la scienza nell'equilibrare spinte e contro spinte il gusto decorativo e si prende coscienza che l'apporto dei nuovi materiali creati dall'industria potrà essere validamente sfruttato per rivaleggiare con l'incredibile audacia tecnica dei costruttori medioevali.
Per restare all'Inghilterra non può essere dimenticato il movimento parallelo sebbene più tardo di qualche decennio a quello tedesco dei Nazareni: nel 1848 si costituisce al Londra la scuola dei Preraffaelliti. Rispetto ai Nazareni tedeschi hanno accentuato in contrasto con i costumi dell'età vittoriana gli aspetti e i temi di carattere naturalistico qualche volta anche populista volutamente dimessi e quotidiani elaborati con tecnica artigianale tanto da influenzare i movimenti art nouveau della fine del secolo
Il Settecento ha creato lo stile roccocò lo stile neoclassico e lo stile impero. Quando si passa all'Ottocento non si parla più di stili ogni artista elabora in proprio la sua poetica e la sua tecnica in rapporto alla sua partecipazione al tempo presente. L'idea di stile implica sempre qualcosa di statico che può dar luogo anche a una moda a un manierismo ripetitivo: con la caduta dei modelli antichi con il prevalere del "sentire" romantico sorgono però le ansie e le contraddizioni le paure e gli errori.
Credere per esempio nella classicità significa comporre sentimento e ragione ricavarne una consolazione ottimistica; se la realtà al contrario è intesa come un processo che anziché comporsi cambia continuamente ecco che l'artista viene a trovarsi nella necessità di viverla non di meditarla.
Ingres e Delacroix
Il lungo contrasto ad esempio tra Ingres e Delacroix verte appunto su tale problema che risale addirittura al Seicento (disputa tra " poussinistes " e "rubenistes") Jean Auguste Ingres (1780- 1867) tenta l''impresa di un accordo tra Illuminismo e Romanticismo tra il disegno sapientissimo che dà ordine e misura alla forma e il colore altrettanto limpido che lascia trasparire le pulsazioni segrete della vita : non per niente ha trascorso circa venti anni in Italia studiando gli antichi e Raffaello. Nei suoi ritratti emerge soprattutto la dignità e la fierezza di una classe che crede ancora nella ragione e si presenta come modello di virtù e coscienza civile. Nella sua opera (che richiama tanto Poussin quando David) si assiste a una lotta corpo a corpo tra intelligenza ed emozione" che continuerà a sostenere con coraggio fino alla fine, superando la ventata di realismo e non lasciandosi lusingare dalle novità di Manet e degli impressionisti. Una vita esemplare all'insegna del passato messo a dura prova negli scontri continui con le novità del presente.
Classicità e Medioevo
Il passato per l'Ottocento non ha come interprete soltanto Ingres. Ci sono gli inglesi e i tedeschi : solo che per questi il passato non è più la classicità ma il Medioevo il gotico. E' questa l'altra fascia del Romanticismo l'universalismo classicista viene superato in nome dell'individualismo di un'epoca che gli illuministi si erano sforzati ad indicare come oscurantista. Un ritorno al Medioevo implica motivazioni di carattere religioso : è significativo che ciò si sia verificato proprio nell'area germanica che aveva dato sì con Winckelmann il teologo dell'antichità ma che ora non rinuncia a un'autonomia spirituale richiamandosi ai temi della propria tradizione nazionale. La Francia di Cartesio e dell'Illuminismo si trova di fronte alla Germania delle saghe popolari di Herder e di Holderlin che rivaluta le radici espressioniste che celebra Durer con le manifestazioni del 1840 che completa e rifà il gotico Duomo di Colonia come baluardo contro la cultura francese. Lo stesso Goethe (nelle due parti del Faust ) rileva questa caratteristica ambivalenza tra l'anelito all'equilibrio classico e l'ansia del mistero delle zone inesplorate e di respiro cosmico dell'essere.
I nazareni
E' in Germania che prende vita il movimento dei Nazareni sotto la guida di Overbeck e Pforr : trasferitisi a Roma nel 1809 si organizzarono nella confraternita religiosa di s. Luca negli ambienti del convento di S. Isidoro sul Pincio. Rifanno cioè lo stesso percorso di Winckelmann non per recuperare le antichità classiche bensì il repertorio del '400 italiano da collegare alla tradizione tedesce e a Durer ma con risultati artistici mediocri anche se storicamente interessanti. Una bella espressione di Schiller definisce i romantici esuli che anelano alla patria e proprio in questa appassionata ricerca di un passato da trasporre al presente e da vedere la caratteristica più autentica di un movimento come quello dei Nazareni.
Rivoluzione industriale e Preraffaelliti
L'Inghilterra è l'altro polo di maggior spicco del momento romantico. la rivoluzione industriale aveva già provocato nel Settecento il gusto del giardino all'inglese come antidoto polemico ai molti problemi sollevati dal mito del progresso tecnico . Si pensava di creare una natura che non apparisse opera d'arte ma che provocasse una suggestione romantica con le ondulazioni del terreno i laghetti e i ruscelli con le finte rovine con le macchie irregolari della vegetazione. Già A. Conzens aveva addirittura teorizzato la nuova pittura di paesaggio eseguita ad acquarello con macchie buttate giù sveltamente senza preoccuparsi di dare struttura armonica alla veduta : su questa strada si metteranno i paesaggisti inglesi dell'Ottocento.
Il ritorno al gotico assume in Inghilterra il carattere di una rivendicazione nazionalistica conseguente al successo di Napoleone e quindi uno stile neoclassico e Impero : un teorico come J:Tuskin e un architetto come W:Pugin si collegano al francese Viollet le Duc e allo stesso Goethe che nel 1772 aveva scritto il saggio sul Duomo di Strasburgo. Questo ritorno dell'Europa al gotico non esclude simpatie anche di carattere tecnico: Si ammira l'ardimento della struttura la scienza nell'equilibrare spinte e contro spinte il gusto decorativo e si prende coscienza che l'apporto dei nuovi materiali creati dall'industria potrà essere validamente sfruttato per rivaleggiare con l'incredibile audacia tecnica dei costruttori medioevali.
Per restare all'Inghilterra non può essere dimenticato il movimento parallelo sebbene più tardo di qualche decennio a quello tedesco dei Nazareni: nel 1848 si costituisce al Londra la scuola dei Preraffaelliti. Rispetto ai Nazareni tedeschi hanno accentuato in contrasto con i costumi dell'età vittoriana gli aspetti e i temi di carattere naturalistico qualche volta anche populista volutamente dimessi e quotidiani elaborati con tecnica artigianale tanto da influenzare i movimenti art nouveau della fine del secolo
giovedì 7 settembre 2017
La libertà guida il popolo - arte figurativa
Goya La libertà guida il popolo - arte e letteratura
Il titolo del famoso quadro di Eugène Delacroix (1798 - 1863) si ricollega alla rivoluzione francese del luglio 1830 che rovesciò la monarchia borbonica nata dalla Restaurazione dopo l'avventura napoleonica. Può servire utilmente per accostarsi ad uno dei temi di fondo del Romanticismo : la storia sentita come esperienza da vivere e non più con somma di precetti o di ammonimenti ricavati dal passato e da applicare strettamente al presente. Il distacco non improvviso ma dialettico del Settecento illuminista avviene in nome di questa libertà ritrovata dall'uomo in ordine all'agire e al sentimento. L'artista che già con David si presenta come uomo che assume di fronte alla storia le proprie responsabilità ora diventa protagonista di un evento un repubblicano che si batte sulle barricate con slancio e passione.
Se il Settecento ha creduto nella ragione il nuovo secolo si apre con impeto irrazionale; alla calcolata convinzione dottrinaria di David subentra il fervore pittorico di Delacroix si può dire che nell'arte figurativa la vera rivoluzione è rappresentata dal romanticismo.
GOYA
Accanto all'artista francese capo riconosciuto della nuova arte nono può essere dimenticato Francisco Goya (1746-1828) forse il più grande artista nel momento in cui si costituisce l'Europa moderna. Formatosi nella Spagna della monarchia, erede di Cervantes e del Greco, del neoclassico Mengs e di Tiepolo vive le drammatiche vicende della sua patria tra l'occupazione napoleonica e la restaurazione di Ferdinando VII soffre la sordità totale l'isolamento nella Quinta del sordo, la casa alla periferia di Madrid dove traccia sui muri gli sfoghi disperati della sua umana vicenda, l'esilio in terra di Francia a Bordeaux. Cosciente che la superstizione e l'ignoranza il potere e i destino tiranneggiano l'uomo che le assurdità e le repressioni politiche lo annientano Goya insorge e grida la disperazione dell'uomo il suo diritto alla libertà in nome degli oppressi di ogni tempo; forse il vero romantico è l'artista spagnolo che ci fa partecipi della notte di sangue alla Puerta del Sol. La storia di Goya diventa documento umano ferita scoperta e come tale è violenta immediata è stato d'animo che non lascia posto alla lentezza e alla struttura del pensiero. L'autentica scoperta del Romanticismo è appunto l'interpretazione della storia come farsi come succedersi repentino e ristretto nel tempo di causa ed effetto.
martedì 11 luglio 2017
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe
Il mito Poe
Si è già accennato alla particolarità della posizione di Poe alla sua estraneità nel panorama della letteratura americana del periodo. Tentiamo ora di argomentare questo giudizio. C'è anzitutto una sua particolarità a livello biografico che contribuisce a spostare Poe dal contesto e dai modelli americani a quelli europei di fine Ottocento. Certo si tratta di un dato estrinseco ma tuttavia determinante per la nascita del mito Poe artista maledetto creato dai francesi del secondo Ottocento (Baudelaire, Verlaine ecc.) che in lui vedevano un'anima gemella. Edgar Allan Poe (1809-49) ebbe sin da bambino una vita travagliata rimase orfano ancora lattante. Adottato crebbe in contrasto perenne con l'ambiente fu espulso dall'università prima e dall'Accademia militare dopo. Pubblicò nel 1827 il suo primo volume di versi, tentò varie attività ma perennemente in preda a crisi depressive cercò conforto nell'alcool. Nel 1840 uscì la sua prima raccolta di Racconti successivamente ampliata. Dopo la morte della giovane moglie (1847) visse un periodo di particolare sbandamento e di pietose ricerche di affetto. Due anni dopo morì di delirium tremens nell'ospedale di Baltimora.
Una nuova poetica.
Ma ci sono più sostanziali aspetti che testimoniano la già accennata estraneità. Basta esaminare la sua concezione della poesia e i racconti.
In aperto contrasto con tutto l'orientamento romantico europeo che già quando egli scrive nei saggi fondamentali (la filosofia della composizione 1846; Il principio poetico 1850) aveva compiuto la sua parabola e in contrasto altrettanto aperto con la contemporanea poesia civile profetica di Whitman, Poe enuncia categoricamente un concetto della poesia che sorprende per la sua modernità una concezione che sarà nel complesso quella di Mallarmé e di Valery: Cioè l'assoluta estraneità della poesia a ogni intento didascalico e morale, la valorizzazione dei dati formali come unica meta del poeta come unico criterio di legittimazione della poesia in sé. Si spiegano così gli entusiasmi di Baudelaire ( alla cui traduzione di saggi e di racconti è dovuta la conoscenza e l'influenza di Poe nel secondo Ottocento europeo) e dei simbolisti che ne hanno fatto un loro precursore.
Siffatte posizioni implicavano anche un'attenzione estrema per la tecnica per i mezzi coi quali metter su una lirica Poe approdava cioè a un'intellettualizzazione del processo creativo, bandendo ogni principio di spontaneistica ispirazione.
Tutto questo non è difficile ritrovarlo nei racconti nei quali Poe si dimostra impareggiabile maestro proprio perché il senso di incubo di mistero e di brivido che riesce a creare risulta una sapiente fredda e calcolata accumulazione di dati. Certo in qualche caso Poe si abbandona alla sua fantasia allucinatoria ( e qui va tenuto conto delle sue alterazioni psichiche) ma generalmente (rispetto ad Hoffman) quello che prevale nel suo racconto ne costituisce la caratteristica differenziante è l'abilità il calibrato incastro di elementi (magari apparentemente secondari) che pagina dopo pagina si accumulano e si integrano e creano poi quel particolare clima quel particolare effetto. Rara lucidità d'intelletto spirito analitico rigoroso e al tempo stesso sottile precisione quasi matematica presiedono invero all'opera di Edgar Poe assai più che non facciano le sue qualità di intuizione o di fantasia. E' il primo mito che va sfatato.
Per concludere pur attingendo per certi temi a esempi romantici (il gusto del tenebroso, l'orrore che respinge e attrae) nel complesso l'opera di Poe è fuori dal Romanticismo ed è molto più vicina a forme di arte moderna nelle quali la consapevolezza critica il calibrato uso dei mezzi espressivi il dominio della materia fantastica ed emotiva sono determinanti.
Il mito Poe
Si è già accennato alla particolarità della posizione di Poe alla sua estraneità nel panorama della letteratura americana del periodo. Tentiamo ora di argomentare questo giudizio. C'è anzitutto una sua particolarità a livello biografico che contribuisce a spostare Poe dal contesto e dai modelli americani a quelli europei di fine Ottocento. Certo si tratta di un dato estrinseco ma tuttavia determinante per la nascita del mito Poe artista maledetto creato dai francesi del secondo Ottocento (Baudelaire, Verlaine ecc.) che in lui vedevano un'anima gemella. Edgar Allan Poe (1809-49) ebbe sin da bambino una vita travagliata rimase orfano ancora lattante. Adottato crebbe in contrasto perenne con l'ambiente fu espulso dall'università prima e dall'Accademia militare dopo. Pubblicò nel 1827 il suo primo volume di versi, tentò varie attività ma perennemente in preda a crisi depressive cercò conforto nell'alcool. Nel 1840 uscì la sua prima raccolta di Racconti successivamente ampliata. Dopo la morte della giovane moglie (1847) visse un periodo di particolare sbandamento e di pietose ricerche di affetto. Due anni dopo morì di delirium tremens nell'ospedale di Baltimora.
Una nuova poetica.
Ma ci sono più sostanziali aspetti che testimoniano la già accennata estraneità. Basta esaminare la sua concezione della poesia e i racconti.
In aperto contrasto con tutto l'orientamento romantico europeo che già quando egli scrive nei saggi fondamentali (la filosofia della composizione 1846; Il principio poetico 1850) aveva compiuto la sua parabola e in contrasto altrettanto aperto con la contemporanea poesia civile profetica di Whitman, Poe enuncia categoricamente un concetto della poesia che sorprende per la sua modernità una concezione che sarà nel complesso quella di Mallarmé e di Valery: Cioè l'assoluta estraneità della poesia a ogni intento didascalico e morale, la valorizzazione dei dati formali come unica meta del poeta come unico criterio di legittimazione della poesia in sé. Si spiegano così gli entusiasmi di Baudelaire ( alla cui traduzione di saggi e di racconti è dovuta la conoscenza e l'influenza di Poe nel secondo Ottocento europeo) e dei simbolisti che ne hanno fatto un loro precursore.
Siffatte posizioni implicavano anche un'attenzione estrema per la tecnica per i mezzi coi quali metter su una lirica Poe approdava cioè a un'intellettualizzazione del processo creativo, bandendo ogni principio di spontaneistica ispirazione.
Tutto questo non è difficile ritrovarlo nei racconti nei quali Poe si dimostra impareggiabile maestro proprio perché il senso di incubo di mistero e di brivido che riesce a creare risulta una sapiente fredda e calcolata accumulazione di dati. Certo in qualche caso Poe si abbandona alla sua fantasia allucinatoria ( e qui va tenuto conto delle sue alterazioni psichiche) ma generalmente (rispetto ad Hoffman) quello che prevale nel suo racconto ne costituisce la caratteristica differenziante è l'abilità il calibrato incastro di elementi (magari apparentemente secondari) che pagina dopo pagina si accumulano e si integrano e creano poi quel particolare clima quel particolare effetto. Rara lucidità d'intelletto spirito analitico rigoroso e al tempo stesso sottile precisione quasi matematica presiedono invero all'opera di Edgar Poe assai più che non facciano le sue qualità di intuizione o di fantasia. E' il primo mito che va sfatato.
Per concludere pur attingendo per certi temi a esempi romantici (il gusto del tenebroso, l'orrore che respinge e attrae) nel complesso l'opera di Poe è fuori dal Romanticismo ed è molto più vicina a forme di arte moderna nelle quali la consapevolezza critica il calibrato uso dei mezzi espressivi il dominio della materia fantastica ed emotiva sono determinanti.
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