Mentre Adolfo di Constant è una lucida e severa analisi dell'eroe romantico Eugenio Oneghin (1833) di Puskin ne è una rappresentazione anch'essa in chiave critica, ma nella quale confluiscono varie componenti che qui si possono solo accennare
iniziato nel 1823 e diffuso via via nei suoi vari capitoli fino alla pubblicazione integrale del 1833, questo romanzo in versi rappresenta quasi un paradigma della evoluzione ideologica e poetica di Puskin della sua progressiva liberazione dalle suggestioni byroniane della conquista di moduli espressivi di classica incisività della vocazione realistica
L'ironia - o meglio : la sapiente personalissima fusione di abbandoni di toni lirici e di ironia - con la quale è rappresentata la vicenda è tutto sommato un auto-ironia - Puskin rappresenta, prendendo un po' le distanze, una fase del suo processo interiore, ma con la consapevolezza che ben si allea all'affettuoso sorriso di chi sa di averla ormai superata
Ne deriva così un atteggiamento che è di distacco e di complicità rispetto ai miti romantici in generale e al suo personale momento romantico
Si aggiungano a tutto questo : l'attenzione con la quale Puskin definisce sociologicamente il protagonista (un pariniano giovin signore - e Puskin conosceva il modello italiano che aveva orecchiato Byron) il rilievo - e siamo già in una dimensione realistica - dato a specifici aspetti della società russa ; l'eco e le derivazioni che questo personaggio avrà nella letteratura russa
Si intuirà così perchè quest'opera sia ritenuta per giudizio ormai acquisito il capolavoro basilare della letteratura russa
Eugenio Oneghin di Puskin
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