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mercoledì 13 settembre 2017

Il Romanticismo - dal passato al presente

Il romanticismo - dal passato al presente

Il Settecento  ha creato lo stile roccocò  lo stile neoclassico e lo stile impero. Quando si passa all'Ottocento non si parla più di stili  ogni artista elabora in proprio la sua poetica e la sua tecnica in rapporto alla sua partecipazione al tempo presente. L'idea di stile implica sempre qualcosa di statico  che può dar luogo anche a una moda a un manierismo  ripetitivo: con la caduta dei modelli antichi con il prevalere del "sentire" romantico sorgono però le ansie e le contraddizioni le paure  e gli errori.
Credere per esempio nella classicità  significa comporre sentimento e ragione  ricavarne una consolazione ottimistica; se la realtà al contrario è intesa come un processo che  anziché comporsi  cambia continuamente  ecco che l'artista viene a trovarsi nella necessità di viverla  non di meditarla.

Ingres e Delacroix

Il lungo contrasto ad esempio tra Ingres e Delacroix verte appunto  su tale problema che risale addirittura al Seicento (disputa tra " poussinistes " e "rubenistes") Jean Auguste Ingres (1780- 1867) tenta l''impresa  di un accordo tra Illuminismo e Romanticismo tra il disegno sapientissimo  che dà ordine e misura alla forma e il colore altrettanto limpido  che lascia  trasparire le pulsazioni segrete della vita : non per niente ha trascorso  circa venti anni in Italia studiando gli  antichi e Raffaello. Nei suoi ritratti  emerge soprattutto la dignità e la fierezza di una classe che crede ancora nella ragione e si presenta come modello di virtù e coscienza  civile. Nella sua opera (che richiama tanto Poussin quando David)  si assiste a una lotta corpo a corpo  tra intelligenza ed emozione" che continuerà  a sostenere con coraggio  fino alla fine, superando  la ventata di realismo  e non lasciandosi  lusingare dalle novità di Manet e degli impressionisti. Una vita esemplare  all'insegna del passato messo a dura prova  negli scontri continui  con le novità del presente.

Classicità e Medioevo

Il passato per l'Ottocento non ha come interprete soltanto Ingres. Ci sono gli inglesi e i tedeschi : solo che per questi il passato non è più la classicità  ma il Medioevo il gotico. E' questa l'altra fascia del Romanticismo  l'universalismo classicista viene superato in nome dell'individualismo  di un'epoca  che gli illuministi si erano sforzati ad indicare come oscurantista. Un ritorno al Medioevo implica motivazioni  di carattere religioso : è significativo che ciò si sia verificato proprio nell'area germanica che aveva dato  sì con Winckelmann il teologo dell'antichità ma che ora non rinuncia a un'autonomia spirituale richiamandosi ai temi della propria tradizione nazionale. La  Francia di Cartesio  e dell'Illuminismo  si trova di fronte alla Germania delle saghe  popolari di Herder e di Holderlin  che rivaluta le radici espressioniste che celebra Durer con le manifestazioni del 1840 che completa e rifà il gotico Duomo di Colonia  come baluardo contro la cultura francese. Lo stesso Goethe (nelle due parti del Faust ) rileva questa caratteristica ambivalenza tra l'anelito  all'equilibrio classico e l'ansia del mistero delle zone inesplorate e di respiro cosmico dell'essere.

I nazareni

E' in Germania  che prende vita il movimento dei Nazareni sotto la guida di Overbeck e Pforr : trasferitisi  a Roma nel 1809  si organizzarono  nella confraternita religiosa di s. Luca negli ambienti  del convento  di S. Isidoro  sul Pincio. Rifanno cioè lo stesso  percorso di Winckelmann non per recuperare le antichità classiche  bensì  il repertorio  del '400 italiano da collegare  alla tradizione tedesce  e a Durer ma con  risultati  artistici mediocri anche se storicamente  interessanti. Una bella espressione di Schiller definisce i romantici  esuli  che anelano alla patria  e proprio  in questa appassionata  ricerca di un passato da trasporre al presente e da vedere la caratteristica più autentica  di un movimento  come quello dei Nazareni.

Rivoluzione industriale e Preraffaelliti

L'Inghilterra è l'altro  polo di maggior spicco  del momento romantico. la rivoluzione industriale aveva già provocato  nel Settecento il gusto del giardino  all'inglese come antidoto polemico ai molti problemi sollevati dal mito del progresso tecnico . Si pensava  di creare una natura che non apparisse opera d'arte ma che provocasse una suggestione romantica con le ondulazioni del terreno  i laghetti  e i ruscelli  con le finte  rovine con le macchie irregolari  della vegetazione. Già A. Conzens  aveva addirittura teorizzato  la nuova pittura di paesaggio  eseguita ad acquarello con macchie buttate giù sveltamente  senza preoccuparsi  di dare struttura armonica alla veduta : su questa strada si metteranno i paesaggisti inglesi dell'Ottocento.
Il ritorno  al gotico assume in Inghilterra il carattere di una rivendicazione nazionalistica conseguente al successo di Napoleone e quindi uno stile neoclassico e Impero : un teorico come  J:Tuskin e un architetto come W:Pugin si collegano al francese Viollet le Duc  e allo stesso Goethe che nel 1772 aveva scritto il saggio sul Duomo di Strasburgo. Questo ritorno dell'Europa al gotico non esclude simpatie anche di carattere tecnico: Si ammira l'ardimento della struttura  la scienza nell'equilibrare  spinte e contro spinte il gusto decorativo  e si prende coscienza che l'apporto dei nuovi materiali  creati dall'industria  potrà essere validamente sfruttato per rivaleggiare con l'incredibile audacia tecnica dei costruttori medioevali.
Per restare all'Inghilterra  non può essere dimenticato il movimento parallelo sebbene più tardo di qualche decennio a quello tedesco dei Nazareni: nel 1848 si costituisce al Londra la scuola dei Preraffaelliti. Rispetto ai Nazareni tedeschi hanno accentuato in contrasto con i costumi  dell'età vittoriana gli aspetti e i temi di carattere naturalistico  qualche volta anche populista volutamente dimessi  e quotidiani elaborati con tecnica artigianale tanto da influenzare i movimenti art nouveau della fine del secolo

giovedì 7 settembre 2017

La libertà guida il popolo - arte figurativa


Goya La libertà guida il popolo - arte e letteratura

Il titolo del famoso quadro di Eugène Delacroix (1798 - 1863) si ricollega alla rivoluzione francese  del luglio 1830  che rovesciò la monarchia borbonica nata dalla Restaurazione dopo l'avventura napoleonica. Può servire utilmente per accostarsi ad uno dei temi di fondo del Romanticismo : la storia  sentita come esperienza da vivere e non più con somma di precetti o di ammonimenti ricavati dal passato e da applicare strettamente al presente. Il distacco non improvviso  ma dialettico  del Settecento   illuminista avviene in nome di questa libertà ritrovata dall'uomo  in ordine all'agire e al sentimento. L'artista che già con David si presenta come uomo che assume  di fronte alla storia le proprie responsabilità ora diventa protagonista  di un evento un repubblicano che si batte sulle barricate con slancio e passione.
Se il Settecento ha creduto  nella ragione il nuovo secolo si apre con impeto irrazionale; alla calcolata convinzione dottrinaria di David subentra il fervore pittorico di Delacroix  si può dire che nell'arte figurativa la vera rivoluzione  è rappresentata dal romanticismo.

GOYA

Accanto all'artista francese capo riconosciuto della nuova arte nono può essere dimenticato  Francisco Goya (1746-1828) forse il più grande artista nel momento in cui si costituisce l'Europa moderna. Formatosi nella Spagna della monarchia, erede di Cervantes e del Greco, del neoclassico Mengs e di Tiepolo vive le drammatiche vicende della sua patria tra l'occupazione napoleonica e la restaurazione di Ferdinando  VII soffre la sordità totale l'isolamento nella Quinta del sordo, la casa alla periferia di Madrid  dove traccia sui muri gli sfoghi disperati della sua umana vicenda, l'esilio  in terra di Francia a Bordeaux. Cosciente che la superstizione e l'ignoranza il potere e i destino tiranneggiano l'uomo  che le assurdità e le repressioni politiche lo annientano Goya insorge e grida la disperazione dell'uomo  il suo diritto alla libertà in nome degli oppressi di ogni tempo; forse il vero romantico è l'artista spagnolo che ci fa partecipi della notte di sangue alla Puerta del Sol. La storia di Goya  diventa documento umano  ferita scoperta e come tale è violenta immediata è stato d'animo  che non lascia posto alla lentezza e alla struttura del pensiero. L'autentica scoperta del Romanticismo  è appunto l'interpretazione della storia  come  farsi come succedersi repentino e ristretto nel tempo di causa ed effetto.

martedì 11 luglio 2017

Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe

Il mito Poe

Si è già accennato  alla particolarità della posizione  di Poe alla sua estraneità  nel panorama della letteratura americana del periodo. Tentiamo ora di argomentare questo giudizio. C'è anzitutto  una sua particolarità a livello biografico  che contribuisce  a spostare Poe dal contesto e dai modelli  americani a quelli europei di fine Ottocento. Certo si tratta di  un dato estrinseco ma tuttavia determinante  per la nascita del mito Poe artista maledetto creato dai francesi del secondo Ottocento (Baudelaire, Verlaine ecc.) che in lui vedevano un'anima gemella. Edgar Allan Poe (1809-49) ebbe sin da bambino una vita travagliata rimase orfano ancora lattante. Adottato  crebbe in contrasto perenne con l'ambiente fu espulso dall'università  prima e dall'Accademia militare dopo. Pubblicò nel 1827 il suo primo volume di versi, tentò  varie attività ma perennemente  in preda a crisi depressive cercò conforto nell'alcool. Nel 1840  uscì  la sua prima raccolta di Racconti  successivamente ampliata. Dopo la morte della giovane moglie (1847) visse un periodo di particolare sbandamento e di pietose ricerche di affetto. Due anni dopo morì di delirium tremens nell'ospedale di Baltimora.

Una nuova poetica.

Ma ci sono più sostanziali aspetti che testimoniano  la già accennata estraneità. Basta esaminare la sua concezione della poesia e i racconti.
In aperto contrasto  con tutto l'orientamento romantico europeo che già  quando egli scrive nei saggi  fondamentali  (la filosofia della composizione 1846; Il principio poetico 1850) aveva compiuto la sua parabola e in contrasto altrettanto aperto con la contemporanea poesia civile profetica di Whitman, Poe  enuncia categoricamente un concetto della poesia che sorprende per la sua modernità  una concezione che sarà  nel complesso quella di Mallarmé  e di Valery: Cioè  l'assoluta estraneità della poesia a ogni intento didascalico e morale, la valorizzazione dei dati formali come unica meta del poeta come unico criterio di legittimazione  della poesia in sé. Si spiegano  così gli entusiasmi  di Baudelaire ( alla cui  traduzione di saggi e di racconti è dovuta la conoscenza e l'influenza di Poe nel secondo Ottocento europeo) e dei simbolisti  che ne hanno fatto un loro precursore.
Siffatte posizioni implicavano anche un'attenzione  estrema per la tecnica per i mezzi coi quali metter su una lirica Poe  approdava cioè a un'intellettualizzazione del processo creativo, bandendo ogni principio  di spontaneistica ispirazione.
Tutto questo non è difficile ritrovarlo nei  racconti nei quali Poe si dimostra impareggiabile maestro  proprio perché  il senso di incubo di mistero e di brivido che riesce a creare risulta una sapiente fredda e calcolata  accumulazione di dati. Certo in qualche caso Poe si abbandona alla sua fantasia allucinatoria ( e qui va tenuto conto delle sue alterazioni psichiche) ma generalmente  (rispetto ad Hoffman) quello che  prevale nel suo racconto ne costituisce la caratteristica differenziante è l'abilità il calibrato incastro di elementi  (magari apparentemente secondari) che pagina dopo pagina si accumulano e si  integrano e creano poi quel particolare clima quel particolare effetto. Rara lucidità d'intelletto  spirito analitico rigoroso  e al tempo stesso sottile precisione quasi matematica presiedono invero  all'opera di Edgar Poe assai più che non facciano le sue qualità di intuizione o di fantasia. E' il primo  mito che va sfatato.
Per concludere pur attingendo per certi temi a esempi romantici (il gusto del  tenebroso, l'orrore che respinge e attrae) nel complesso  l'opera di Poe è fuori  dal Romanticismo ed è molto più vicina a forme di arte moderna nelle quali la consapevolezza critica il calibrato uso dei mezzi espressivi il dominio della materia fantastica ed emotiva sono determinanti.

venerdì 26 maggio 2017

Walt Whitman

Walt Whitman

Ad Hawthorne e a Melville non ci sembra azzardato  accostare - sia pure con le precisazioni che tra poco faremo  - Walt Whitman (1819-22). L'accostamento ci sembra legittimato non solo dalla contemporaneità della produzione ma anche  dal fatto che con tutti e tre questi autori  trovano espressione a un livello di dignità artistica, idealità  atteggiamenti, motivi tipici  e autoctoni  della civiltà americana

LA MITIZZAZIONE DELL'AMERICA

Va però subito precisato che mentre Hawthorne  e Melville danno  espressione all'America puritana, al filone di rigorismo religioso che ne caratterizza la formazione, Whitman invece esprime per così dire  l'America giovane, le sue idealità e la sua fisionomia di recente comunità nazionale, crogiolo di  razze e destini, protesa, con l'entusiasmo e  le ingenuità dei neofiti e degli ultimi arrivati, all'edificazione di un mondo nuovo. Whitman anzi  - per quel rapporto osmotico che c'è tra situazione storica e creazione artistica - attinge entusiasmi  e ideali dal momento storico  in cui vive e contemporaneamente li porta  a livello di consapevolezza e d'espressione, ne crea  degli altri  e d elabora un mito destinato ad avere, prima, larga eco e  dopo, (destino dei miti)  clamorose smentite : il mito dell'America immensa  e libera, sconfinata nelle sue praterie  e tumultuosa nelle metropoli, paese di boscaioli, di allevatori di pionieri, ma anche  paese della liberà della democrazia, luogo deputato per la creazione di un nuovo Adamo.
Ma Whitman non fu solo cantore di questi temi civili o collettivi, fu poeta dell'io  della panica comunicazione con la natura. Si realizzavano così in lui contemporaneamente due aspetti due ruoli  del poeta romantico : il poeta-vate, cantore della sua terra, profeta di destini del suo popolo e poeta lirico.
Ma oltre che il mito dell'America  Whitman che era stato tipografo, carpentiere, insegnante, giornalista  ha creato anche un altro mito destinato ad avere anch'esso un  largo seguito  nel costume e non solo letterario  americano : quello di un particolare tipo umano. Descrivendosi infatti ecco la tipizzazione che egli, non senza compiacimento,  dava di sé "ecco finalmente un bardo americano  uno di quegli uomini rudi , grandi, fieri , generosi, gran mangiatori, gran bevitori, grandi allevatori di mandrie, virili e liberi  ne vestire, il volto bruciato dal sole e invaso dalla barba, diritti e solidi sulle gambe....."

LO STILE

E' tutto questo uno stile che rompe clamorosamente con la tradizione metrica americana : in strofe costituite da versi di irregolare lunghezza, in una sorta di prosa ritmata che tante volte per l'empito vitalistico di Whitman a dire tutto diventa magniloquente e pompieristica ma che nei suoi esiti migliori può far pensare alla Bibbia.