Edgar Allan Poe
Il mito Poe
Si è già accennato alla particolarità della posizione di Poe alla sua estraneità nel panorama della letteratura americana del periodo. Tentiamo ora di argomentare questo giudizio. C'è anzitutto una sua particolarità a livello biografico che contribuisce a spostare Poe dal contesto e dai modelli americani a quelli europei di fine Ottocento. Certo si tratta di un dato estrinseco ma tuttavia determinante per la nascita del mito Poe artista maledetto creato dai francesi del secondo Ottocento (Baudelaire, Verlaine ecc.) che in lui vedevano un'anima gemella. Edgar Allan Poe (1809-49) ebbe sin da bambino una vita travagliata rimase orfano ancora lattante. Adottato crebbe in contrasto perenne con l'ambiente fu espulso dall'università prima e dall'Accademia militare dopo. Pubblicò nel 1827 il suo primo volume di versi, tentò varie attività ma perennemente in preda a crisi depressive cercò conforto nell'alcool. Nel 1840 uscì la sua prima raccolta di Racconti successivamente ampliata. Dopo la morte della giovane moglie (1847) visse un periodo di particolare sbandamento e di pietose ricerche di affetto. Due anni dopo morì di delirium tremens nell'ospedale di Baltimora.
Una nuova poetica.
Ma ci sono più sostanziali aspetti che testimoniano la già accennata estraneità. Basta esaminare la sua concezione della poesia e i racconti.
In aperto contrasto con tutto l'orientamento romantico europeo che già quando egli scrive nei saggi fondamentali (la filosofia della composizione 1846; Il principio poetico 1850) aveva compiuto la sua parabola e in contrasto altrettanto aperto con la contemporanea poesia civile profetica di Whitman, Poe enuncia categoricamente un concetto della poesia che sorprende per la sua modernità una concezione che sarà nel complesso quella di Mallarmé e di Valery: Cioè l'assoluta estraneità della poesia a ogni intento didascalico e morale, la valorizzazione dei dati formali come unica meta del poeta come unico criterio di legittimazione della poesia in sé. Si spiegano così gli entusiasmi di Baudelaire ( alla cui traduzione di saggi e di racconti è dovuta la conoscenza e l'influenza di Poe nel secondo Ottocento europeo) e dei simbolisti che ne hanno fatto un loro precursore.
Siffatte posizioni implicavano anche un'attenzione estrema per la tecnica per i mezzi coi quali metter su una lirica Poe approdava cioè a un'intellettualizzazione del processo creativo, bandendo ogni principio di spontaneistica ispirazione.
Tutto questo non è difficile ritrovarlo nei racconti nei quali Poe si dimostra impareggiabile maestro proprio perché il senso di incubo di mistero e di brivido che riesce a creare risulta una sapiente fredda e calcolata accumulazione di dati. Certo in qualche caso Poe si abbandona alla sua fantasia allucinatoria ( e qui va tenuto conto delle sue alterazioni psichiche) ma generalmente (rispetto ad Hoffman) quello che prevale nel suo racconto ne costituisce la caratteristica differenziante è l'abilità il calibrato incastro di elementi (magari apparentemente secondari) che pagina dopo pagina si accumulano e si integrano e creano poi quel particolare clima quel particolare effetto. Rara lucidità d'intelletto spirito analitico rigoroso e al tempo stesso sottile precisione quasi matematica presiedono invero all'opera di Edgar Poe assai più che non facciano le sue qualità di intuizione o di fantasia. E' il primo mito che va sfatato.
Per concludere pur attingendo per certi temi a esempi romantici (il gusto del tenebroso, l'orrore che respinge e attrae) nel complesso l'opera di Poe è fuori dal Romanticismo ed è molto più vicina a forme di arte moderna nelle quali la consapevolezza critica il calibrato uso dei mezzi espressivi il dominio della materia fantastica ed emotiva sono determinanti.
martedì 11 luglio 2017
venerdì 26 maggio 2017
Walt Whitman
Walt Whitman
Ad Hawthorne e a Melville non ci sembra azzardato accostare - sia pure con le precisazioni che tra poco faremo - Walt Whitman (1819-22). L'accostamento ci sembra legittimato non solo dalla contemporaneità della produzione ma anche dal fatto che con tutti e tre questi autori trovano espressione a un livello di dignità artistica, idealità atteggiamenti, motivi tipici e autoctoni della civiltà americana
LA MITIZZAZIONE DELL'AMERICA
Va però subito precisato che mentre Hawthorne e Melville danno espressione all'America puritana, al filone di rigorismo religioso che ne caratterizza la formazione, Whitman invece esprime per così dire l'America giovane, le sue idealità e la sua fisionomia di recente comunità nazionale, crogiolo di razze e destini, protesa, con l'entusiasmo e le ingenuità dei neofiti e degli ultimi arrivati, all'edificazione di un mondo nuovo. Whitman anzi - per quel rapporto osmotico che c'è tra situazione storica e creazione artistica - attinge entusiasmi e ideali dal momento storico in cui vive e contemporaneamente li porta a livello di consapevolezza e d'espressione, ne crea degli altri e d elabora un mito destinato ad avere, prima, larga eco e dopo, (destino dei miti) clamorose smentite : il mito dell'America immensa e libera, sconfinata nelle sue praterie e tumultuosa nelle metropoli, paese di boscaioli, di allevatori di pionieri, ma anche paese della liberà della democrazia, luogo deputato per la creazione di un nuovo Adamo.
Ma Whitman non fu solo cantore di questi temi civili o collettivi, fu poeta dell'io della panica comunicazione con la natura. Si realizzavano così in lui contemporaneamente due aspetti due ruoli del poeta romantico : il poeta-vate, cantore della sua terra, profeta di destini del suo popolo e poeta lirico.
Ma oltre che il mito dell'America Whitman che era stato tipografo, carpentiere, insegnante, giornalista ha creato anche un altro mito destinato ad avere anch'esso un largo seguito nel costume e non solo letterario americano : quello di un particolare tipo umano. Descrivendosi infatti ecco la tipizzazione che egli, non senza compiacimento, dava di sé "ecco finalmente un bardo americano uno di quegli uomini rudi , grandi, fieri , generosi, gran mangiatori, gran bevitori, grandi allevatori di mandrie, virili e liberi ne vestire, il volto bruciato dal sole e invaso dalla barba, diritti e solidi sulle gambe....."
LO STILE
E' tutto questo uno stile che rompe clamorosamente con la tradizione metrica americana : in strofe costituite da versi di irregolare lunghezza, in una sorta di prosa ritmata che tante volte per l'empito vitalistico di Whitman a dire tutto diventa magniloquente e pompieristica ma che nei suoi esiti migliori può far pensare alla Bibbia.
Ad Hawthorne e a Melville non ci sembra azzardato accostare - sia pure con le precisazioni che tra poco faremo - Walt Whitman (1819-22). L'accostamento ci sembra legittimato non solo dalla contemporaneità della produzione ma anche dal fatto che con tutti e tre questi autori trovano espressione a un livello di dignità artistica, idealità atteggiamenti, motivi tipici e autoctoni della civiltà americana
LA MITIZZAZIONE DELL'AMERICA
Va però subito precisato che mentre Hawthorne e Melville danno espressione all'America puritana, al filone di rigorismo religioso che ne caratterizza la formazione, Whitman invece esprime per così dire l'America giovane, le sue idealità e la sua fisionomia di recente comunità nazionale, crogiolo di razze e destini, protesa, con l'entusiasmo e le ingenuità dei neofiti e degli ultimi arrivati, all'edificazione di un mondo nuovo. Whitman anzi - per quel rapporto osmotico che c'è tra situazione storica e creazione artistica - attinge entusiasmi e ideali dal momento storico in cui vive e contemporaneamente li porta a livello di consapevolezza e d'espressione, ne crea degli altri e d elabora un mito destinato ad avere, prima, larga eco e dopo, (destino dei miti) clamorose smentite : il mito dell'America immensa e libera, sconfinata nelle sue praterie e tumultuosa nelle metropoli, paese di boscaioli, di allevatori di pionieri, ma anche paese della liberà della democrazia, luogo deputato per la creazione di un nuovo Adamo.
Ma Whitman non fu solo cantore di questi temi civili o collettivi, fu poeta dell'io della panica comunicazione con la natura. Si realizzavano così in lui contemporaneamente due aspetti due ruoli del poeta romantico : il poeta-vate, cantore della sua terra, profeta di destini del suo popolo e poeta lirico.
Ma oltre che il mito dell'America Whitman che era stato tipografo, carpentiere, insegnante, giornalista ha creato anche un altro mito destinato ad avere anch'esso un largo seguito nel costume e non solo letterario americano : quello di un particolare tipo umano. Descrivendosi infatti ecco la tipizzazione che egli, non senza compiacimento, dava di sé "ecco finalmente un bardo americano uno di quegli uomini rudi , grandi, fieri , generosi, gran mangiatori, gran bevitori, grandi allevatori di mandrie, virili e liberi ne vestire, il volto bruciato dal sole e invaso dalla barba, diritti e solidi sulle gambe....."
LO STILE
E' tutto questo uno stile che rompe clamorosamente con la tradizione metrica americana : in strofe costituite da versi di irregolare lunghezza, in una sorta di prosa ritmata che tante volte per l'empito vitalistico di Whitman a dire tutto diventa magniloquente e pompieristica ma che nei suoi esiti migliori può far pensare alla Bibbia.
giovedì 6 aprile 2017
Herman Melville
Herman Melville
A queste esperienze si ispirarono le sue prime opere che riscossero un largo successo che paradossalmente col Moby Dick (1851) cominciò a venir meno progressivamente verso i 35 anni - dopo aver scritto tra l'altro un'opera che è legittimo considerare immortale - Melville si ritrovò in una condizione quasi fallimentare con assillanti problemi economici per la sua vita familiare. Riuscì finalmente a impiegarsi nelle dogane e trascorse oscuramente il resto della sua vita. Morì nel 1891.
Della produzione iniziale basterà qui sottolineare sia l'efficacia descrittiva con la quale Melville rievocava - abbandonandosi alle impressioni e ai ricordi autobiografici - forme di vita ed ambienti esotici, sia l'importanza che queste opere hanno come suggestivo esempio di quella scoperta dei Mari del Sud nella quale poi si sarebbero segnalati - come la critica ha notato _ Stevenson e Kipling. E' piuttosto sull'opera fondamentale di Melville il Moby Dick che varrà la pena soffermarsi. Questa descrizione di una caccia alla balena sia pure una balena particolare, una balena bianca, Moby Dick appunto - alla quale il capitano Achab si dedica con tragica ostinazione fino a incontravi la morte assieme al suo equipaggio in che senso differisce da un normale romanzo d'avventure marinaresche ? Differisce perché Melville si serve strumentalmente di questa vicenda per esprimere in realtà un groviglio di problemi che egli urgentemente sente in prima persona, ma che sono anche tipici della cultura americana del limite del finito in cui la creatura umana è imprigionata e nel contempo l'ansia del superamento e d'infinito dalla quale è animata l'impari lotta tra l'uomo fragile e limitato e l'immensa possanza della natura.
E' ovvio che sottolineare l'una o l'altra di queste componenti porta a valutazioni e letture notevolmente diverse il poema di Melville infatti può diventare la moderna versione di un mistero medioevale ( nel quale si scontrano l'Uomo e il Male, con le maiuscole ) o la trasparente epopea della lotta dei pionieri per la conquista di un continente per il dominio della natura o ancora una splendida incarnazione dell'eroe romantico prigioniero dei limiti della realtà, ma al quale la componente puritana ( tipica della cultura americana e che proprio in quegli anni trovava espressione in Hawthorne) dà una dimensione e uno spessore ideologico ignori agli esemplari europei. C'è tutto questo nel poema e c'è - dal momento che una caratteristica dei capolavori è la loro ricchezza polisensa - dell'altro ancora : il Moby Dick può anche diventare l'emblema di un atteggiamento ideologico, di una oscura coscienza di autodistruzione) volta a vincere l'impossibile e il mistero. La vicenda di Achab diventerebbe così come ha scritto Matthiessen paradigma del fato del superuomo senza Dio. E Achab verrebbe rappresentato da Melville con un complesso atteggiamento d'attrazione e repulsione insieme che mentre ne sottolinea la sovrumana tensione eroica ne mette in luce la componente demoniaca gli inquietanti segni di predestinato che egli ha persino nel suo fisico.
Questo complesso di motivazioni e di significati e reso da Melville in uno stile nel quale atteggiamento realistico denso di minuziosi particolare e dimensione simbolica si compenetrano ben più che in Hawthrone. E' indiscutibile che dalle pagine del Moby Dick vengano fuori marinai veri reali una caccia vera con le giornaliere occupazioni dei marinai descritte con un lessico tecnicamente preciso. Ma ecco che Melville con una considerazione una similitudine o una sola parola ci fa intuire che dietro quella solidità realistica c'è dell'altro. ( Si pensi alle suggestive implicazioni che può assumere il particolare realistico della gamba che ad Achab è stata maciullata in uno scontro con la balena e che ora egli ha sostituito proprio con un osso di balena. O altra annotazione che introduce un oscuro presagio della tragica fine che passeggiando Achab sulla tolda della baleniera con quella gamba la fa rimbombare come una bara.
Il secondo è Bartleby la storia di un modesto scrivano che a chi gli ordina o consiglia di far qualcosa persino a chi vorrebbe indurlo a muoversi dalla sedia rispond
e stanco ma fermo : preferirei di no ". E l'approdo ultimo di Melville "L'uomo che per anni aveva corso il mari della terra e indagato tra le nebbie della saggezza in quel tranquillo umile quasi supplichevole rifiuto di scostarsi sia pure di un passo dalla regola quotidiana d'una vita dalla quale sia escluso ogni imprevisto.
vita
Fu lo stesso Melville a dire che la sua università era stata il mare. E sintetizzava felicemente così l'esperienza fondamentale che tanta parte avrebbe avuto nella sua produzione. A 17 anni ( era nato a New York nel 1819) si imbarcò come mozzo e per otto anni non fece che attraversare gli oceani vivere la vita dei marinai o dei balenieri con qualche soggiorno nelle isole della Polinesia e qualche avventurosa esperienza ( per qualche mese restò prigioniero dei cannibali Typee nelle isole Marchesi).A queste esperienze si ispirarono le sue prime opere che riscossero un largo successo che paradossalmente col Moby Dick (1851) cominciò a venir meno progressivamente verso i 35 anni - dopo aver scritto tra l'altro un'opera che è legittimo considerare immortale - Melville si ritrovò in una condizione quasi fallimentare con assillanti problemi economici per la sua vita familiare. Riuscì finalmente a impiegarsi nelle dogane e trascorse oscuramente il resto della sua vita. Morì nel 1891.
Temi del Moby Dick
Della produzione iniziale basterà qui sottolineare sia l'efficacia descrittiva con la quale Melville rievocava - abbandonandosi alle impressioni e ai ricordi autobiografici - forme di vita ed ambienti esotici, sia l'importanza che queste opere hanno come suggestivo esempio di quella scoperta dei Mari del Sud nella quale poi si sarebbero segnalati - come la critica ha notato _ Stevenson e Kipling. E' piuttosto sull'opera fondamentale di Melville il Moby Dick che varrà la pena soffermarsi. Questa descrizione di una caccia alla balena sia pure una balena particolare, una balena bianca, Moby Dick appunto - alla quale il capitano Achab si dedica con tragica ostinazione fino a incontravi la morte assieme al suo equipaggio in che senso differisce da un normale romanzo d'avventure marinaresche ? Differisce perché Melville si serve strumentalmente di questa vicenda per esprimere in realtà un groviglio di problemi che egli urgentemente sente in prima persona, ma che sono anche tipici della cultura americana del limite del finito in cui la creatura umana è imprigionata e nel contempo l'ansia del superamento e d'infinito dalla quale è animata l'impari lotta tra l'uomo fragile e limitato e l'immensa possanza della natura.
E' ovvio che sottolineare l'una o l'altra di queste componenti porta a valutazioni e letture notevolmente diverse il poema di Melville infatti può diventare la moderna versione di un mistero medioevale ( nel quale si scontrano l'Uomo e il Male, con le maiuscole ) o la trasparente epopea della lotta dei pionieri per la conquista di un continente per il dominio della natura o ancora una splendida incarnazione dell'eroe romantico prigioniero dei limiti della realtà, ma al quale la componente puritana ( tipica della cultura americana e che proprio in quegli anni trovava espressione in Hawthorne) dà una dimensione e uno spessore ideologico ignori agli esemplari europei. C'è tutto questo nel poema e c'è - dal momento che una caratteristica dei capolavori è la loro ricchezza polisensa - dell'altro ancora : il Moby Dick può anche diventare l'emblema di un atteggiamento ideologico, di una oscura coscienza di autodistruzione) volta a vincere l'impossibile e il mistero. La vicenda di Achab diventerebbe così come ha scritto Matthiessen paradigma del fato del superuomo senza Dio. E Achab verrebbe rappresentato da Melville con un complesso atteggiamento d'attrazione e repulsione insieme che mentre ne sottolinea la sovrumana tensione eroica ne mette in luce la componente demoniaca gli inquietanti segni di predestinato che egli ha persino nel suo fisico.
Realismo e simbolo
Questo complesso di motivazioni e di significati e reso da Melville in uno stile nel quale atteggiamento realistico denso di minuziosi particolare e dimensione simbolica si compenetrano ben più che in Hawthrone. E' indiscutibile che dalle pagine del Moby Dick vengano fuori marinai veri reali una caccia vera con le giornaliere occupazioni dei marinai descritte con un lessico tecnicamente preciso. Ma ecco che Melville con una considerazione una similitudine o una sola parola ci fa intuire che dietro quella solidità realistica c'è dell'altro. ( Si pensi alle suggestive implicazioni che può assumere il particolare realistico della gamba che ad Achab è stata maciullata in uno scontro con la balena e che ora egli ha sostituito proprio con un osso di balena. O altra annotazione che introduce un oscuro presagio della tragica fine che passeggiando Achab sulla tolda della baleniera con quella gamba la fa rimbombare come una bara.
due racconti esemplari
Non si può concludere senza un rapido accenno almeno a due racconti fondamentali nella produzione di Melville. Il primo è Billy Budd, la storia di un giovane marinaio che, accusato ingiustamente viene impiccato sulla nave dove è imbarcato ( che si chiama proprio "i diritti dell'uomo) è l'eterno scontro fra innocenza e ingiustizia, l'amara accettazione della sconfitta.Il secondo è Bartleby la storia di un modesto scrivano che a chi gli ordina o consiglia di far qualcosa persino a chi vorrebbe indurlo a muoversi dalla sedia rispond
e stanco ma fermo : preferirei di no ". E l'approdo ultimo di Melville "L'uomo che per anni aveva corso il mari della terra e indagato tra le nebbie della saggezza in quel tranquillo umile quasi supplichevole rifiuto di scostarsi sia pure di un passo dalla regola quotidiana d'una vita dalla quale sia escluso ogni imprevisto.
martedì 28 marzo 2017
Nathaniel Hawthorne
Nathaniel Hawthorne
affannarsi sui problemi del peccato della predestinazione della dannazione è inutile : tali problemi come Emerson scriveva nelle Spiritual Laws non gettano la loro ombra sul cammino di chi non sia uscito dalla propria strada per cercarli. Sono gli orecchioni e il morbillo dell'anima.
E tuttavia questi contatti non bastano a liberare Hawthrone dalla tradizione nella quale si è formato ne deriva perciò un atteggiamento aggrovigliato, difficile da definire sul piano critico e concettuale. Nella storia dell'adultera che la crudele severità morale della comunità puritana costringe ad andare in giro con l'iniziale della sula colpa (la lettera A) ben visibile sul suo vestito d del suo compagno di colpa il giovane pastore Dimmesdale, Hawthrone oscilla fra condanna e difesa fra la legittimazione della naturale forza della passione e la tesi della necessità di espiazione come unica strada perché la creatura umana, nell'accettazione del proprio peccato conquisti la propria identità.
Si aggiunga che per l'intensità con la quale viveva il problema religioso Hawthrones sentiva nei riguardi della sua attività di romanziere un vero e proprio complesso di colpa: basta ricordare le parole che nella prefazione della Lettera attribuisce ai suoi antenati. Chi è mormora l'ombra grigia di un mio antenato all'altra. Uno scrittore di racconti ! Quale occupazione è mai questa? Qual modo di glorificare Dio o di rendersi utile nel corso della propria esistenza all'umanità? E' mai possibile ? Tanto valeva che lo sciagurato avesse fatto il suonatore ambulante !
Se aspetto basilare del romanticismo è la scoperta dell'interiorità conflittuale è logico considerare la lettera scarlatta come una delle prove più alte e mature di questa stagione letteraria
Vita
Hawthorne nacque nel 1804 da una famiglia che discendeva dai primi coloni puritani della Nuova Inghilterra : tra i suoi antenati c'era stato un severo giudice che si era distinto ai tempi dei processi alle streghe. Rimasto orfano di padre visse in una sorta di clausura domestica dominata dalla madre che lo iniziò alla conoscenza e al culto delle tradizioni puritane. Tra i fatti notevoli della sua vita: un periodo trascorso alla Brook Farm dei trascendentalisti la sua intensa amicizia con Melville la carica di console americano in Inghilterra dal 1853 al 1857 un soggiorno di due anni in Italia morì nel 1864.Fra condanna e difesa
L'opera fondamentale di Hawthorne è la lettera scarlatta 1850 e su di essa centreremo l'attenzione non perché le altre opere siano secondarie anzi I Racconti narrati due volte (1837) o La casa delle sette torri (1851) meriterebbero più che un cenno) ma perché tendenze formali e impostazioni ideologiche in esser presenti trovano, in questo romanzo, la loro più matura espressione: Con un certo schematismo si potrebbe dire che il problema di fondo di Hawthrone è la conflittuale posizione rispetto alla tradizione familiare e culturale nella quale si era formato : tradizione puritana, dominata dall'ossessionante meditazione sul pecceto e sul male connaturato all'uomo " caduto". Si tratta di quella severa e pessimistica visione del mondo che risale a Calvino e che attraverso i puritani inglesi fuoriusciti dalla passata nella Nuova Inghilterra. Hawthrone viene a contatto con atteggiamenti ideologici meno angosciosi : per Thoreau o Emerson la natura è la sola amica dell'uomo....affannarsi sui problemi del peccato della predestinazione della dannazione è inutile : tali problemi come Emerson scriveva nelle Spiritual Laws non gettano la loro ombra sul cammino di chi non sia uscito dalla propria strada per cercarli. Sono gli orecchioni e il morbillo dell'anima.
E tuttavia questi contatti non bastano a liberare Hawthrone dalla tradizione nella quale si è formato ne deriva perciò un atteggiamento aggrovigliato, difficile da definire sul piano critico e concettuale. Nella storia dell'adultera che la crudele severità morale della comunità puritana costringe ad andare in giro con l'iniziale della sula colpa (la lettera A) ben visibile sul suo vestito d del suo compagno di colpa il giovane pastore Dimmesdale, Hawthrone oscilla fra condanna e difesa fra la legittimazione della naturale forza della passione e la tesi della necessità di espiazione come unica strada perché la creatura umana, nell'accettazione del proprio peccato conquisti la propria identità.
Si aggiunga che per l'intensità con la quale viveva il problema religioso Hawthrones sentiva nei riguardi della sua attività di romanziere un vero e proprio complesso di colpa: basta ricordare le parole che nella prefazione della Lettera attribuisce ai suoi antenati. Chi è mormora l'ombra grigia di un mio antenato all'altra. Uno scrittore di racconti ! Quale occupazione è mai questa? Qual modo di glorificare Dio o di rendersi utile nel corso della propria esistenza all'umanità? E' mai possibile ? Tanto valeva che lo sciagurato avesse fatto il suonatore ambulante !
Una dimensione romantica
Una disposizione così complessa da parte dell'autore nei riguardi della materia da narrare e d'altra parte una materia già di per sè densa di temi altri e tragici la passione la colpa il rimorso , danno luogo a un'opera che si snoda col movimento implacabile di una tragedia raciniana centrata su un'analisi psicologica su un sottile gioco di corrispondenze simboliche fra i protagonisti e la natura e la realtà circostante.Se aspetto basilare del romanticismo è la scoperta dell'interiorità conflittuale è logico considerare la lettera scarlatta come una delle prove più alte e mature di questa stagione letteraria
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