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lunedì 25 novembre 2019

Emile Zola

Emile Zola

La commedia umana  di Balzac era stata, secondo la definizione di Thibaudet, il museo vivente della società francese  della Restaurazione e di Luigi Filippo (1830 -48 ) , l'opera di Zola lo è della società del Secondo Impero (1931- 70)  e della Terza Repubblica.
Si è già  accennato all'incidenza che sul piano degli orientamenti letterari, dai tempi di Balzac a quelli di Flaubert, hanno avuto fatti come il '48 francese e la pubblicazione del Manifesto di Marx ed Engels, l'affermarsi  del Positivismo e gli entusiasmi  scientisti. Si  aggiunga per quanto riguarda specificamente I tempi  di Zola il crollo del secondo  Impero dopo la sconfitta di Sédan e l'esperienza del Comune (1870-71) che avevano dimostrato si a l'iniziativa politica che il quarto stato poteva assumere sia la disponibilità borghese a ricorrere a mezzi estremi per la disperata difesa della prorpioa egemonia e dei propri privilegi. (E per la sua  diagnosi della decadenza borghese Zola poteva trarre dal secondo dei due avvenimenti  citati prezioso materiale).

Canoni di poetica

Quando Zola ( che era nato nel 1840  ed aveva conosciuto nella giovinezza difficoltà e miseria ) verso I 30 anni inizi la sua attività di romanziere, ha già elaborato una poetica estremamente chiara : 1)  dare un affresco completo di un periodo  attraverso una narrazione ciclica incentrata attorno a una famiglia I Rougon-Macquart (ed in questo riprende  l'esempio di Balzac ) ;
2) adottare, per questo intento, gli strumenti  di conoscenza e di analisi forniti dalla scienza (testi fondamentali  per lui, oltre che Darwin e Taine  furono l'Introduzione allo studio della medicina sperimentale di Claude Bernard e uno di Lucas sull'ereditarietà ) e quindi "rappresentare I temperamenti e le profonde modificazioni  dell'organismo  sotto la pressione degli ambienti  (ancora il milleiu n.d.c.)  e delle circostanze " dar posto  alle leggi dell'ereditarietà  e de determinismo biologico alla motivazione fisiologica dei sentimenti .
E così Zola  partendo proprio dalla scienza  - la stessa  che per altro verso alimentava  nell'atmosfera positivista, una fiduciosa idea di progresso - approda a posizioni pessimistiche : diventano prioritari  per la sua indagine e per la sua narrazione la catena dei condizionamenti biologici  e ambientali da cui l'uomo non può liberarsi  l'inesorabile effetto di corruzione connessa alle strutture sociali esistenti.

analisi del disfacimento

Ne risulta un'opera tutta sottesa da "una visione talora brutale della nostra umanità studiata in un dato momento storico quasi si fosse in una clinica di malattie nervose, dato che l'interesse del narratore si rivolge soprattutto a studiare individui non sani, dal punto di vista di un materialistico determinismo, osservandoli  nella vita che si svolge sotto il regime che egli odia.
Di conseguenza Zola è narratore, o meglio lo scrupoloso analista della decadenza, del disfacimento e del corrompersi degli uomini del corpo sociale. Nè d'altra parte fra le classi egli opera delle distinzioni o dei privilegiamenti populistici come tanti dopo di lui avrebbero fatto : la decadenza e la corruzione  egli le coglie e oggettivamente le rappresenta non solo nell'ambiente nel milieu borghese ma anche in quello proletario.

 

martedì 12 novembre 2019

Gustave Flaubert

Gustave Flaubert

nato nel 1821 Flaubert si stabilì a25 anni in campagna da dove si allontanò per qualche viaggio in Medio Oriente, in Grecia  e in Italia; dalla rivoluzione del 1848 e dagli avvenimenti del 1870  non trasse che i motivi di delusione e di cupo  isolamento; morì nel 1880.
Tra gli anni Trenta - che vedono la frenetica attività di Balzac e I capolavori di Stendhal - e il 1857, anno di pubblicazione di Madame Bovary di Flaubert, intercorre quasi l'arco di una generazione e d'altra parte l'attività di Flaubert si prolunga per ancora più di vent'anni : col suo Bouvard  e Pecuchet, pubblicato postumo arriviamo al 1881, Ciò vuol dire che fra  I tempi di Balzac e di Stendhal, da un alto, e quelli di Flaubert dall'altro  ci sono di mezzo quegli avvenimenti storico- culturali  la restaurazione borghese del '48, la presenza sempre più incombente del quarto stato nella realtà sociale  e nel dibattito politico, l'affermarsi del Positivismo. A tutto ciò è da aggiungere su un piano più specificamente letterario , il sorgere, negli anni Cinquanta, della scuola poetica dai cosiddetti "parnassiani"(Leconte de Lisle, Theodore de Banville ecc.) che reagendo al lirismo e alle effusioni romantiche ( Lamartine e Hugo) intendono restaurare  I valori formali e realizzano una produzione  di Impassibile e marmorea bellezza, con modulazioni stilistiche di contesto culturale Flaubert ricava orientamenti e suggestioni  per quanto riguarda soprattutto due aspetti della sua produzione : la scrupolosa  e imparziale attenzione alla realtà da descrivere e il culto della precisione stilistica nell'estenuante, ascetica ricerca della parola insostituibile e definitiva. A questo furono rivolti l'attività, I travagli, le angosce della sua vita : "nella mia povera vita così piatta e tranquilla, le frasi sono delle avventure , e io non raccolgo altri fiori che le metafore " scriveva ad una amica.

una volontaristica guarigione

Ma questa ipotesi di interpretazione, questa rispondenza tra orientamenti artistici contemporanei ed elementi caratterizzanti  della produzione di Flaubert  si complica notevolmente se si pensa, sulla scorta di un'ormai imponente documentazione critica, che le sue vocazioni più profonde, le sue letture predilette, le sue  aspirazioni erano autenticamente romantiche, Flaubert, "come  I romantici, è dotato di un'immaginazione ardente, avido di sensazioni forti, attirato dall'eccessivo e dal soprannaturale, ebbro di colori, di vasti orizzonti…….E ebbro di disdegno  vendicativo per la società moderna per il borghese senza ideali  e senza poesia, di cui egli sonda l'ottusità con infinito diletto." (P.G.Castex-P. Surer). L'impatto tragico fra queste sue disposizioni di fondo e la realtà lo si può approssimativamente datare : un'acuta crisi avuta negli anni 1842-43 mentre a Parigi studiava giurisprudenza ; la morte del padre e della sorella, le persone da lui più amate, nel 1846 il fallimento della rivoluzione  del '48 che approda al piccolo cesarismo di Napoleone III . E' un accumularsi di fallimenti che provoca in Flaubert una posizione conflittuale che sconfina nella nevrosi, è il crollo di ogni aspirazione o vagheggiamento "romantico"  di fronte alla realtà. Compito dell'arte allora sarà rappresentare tutto questo : far cozzare tragicamente una creatura  che aspira ad avvenimenti eccezionali e romantici contro il grigiore della quotidianità  piccolo borghese ed ecco Madame Bovary (1857).
Nell'accanimento contro il "bovarismo" Flaubert - sia pure ricorrendo allo schermo dell'oggettivazione con la creazione di un personaggio - sottoponeva a lucida analisi la propria "malattia romantica "bruciava - o cercava di bruciare I miti romantici e le fughe dalla realtà; da ciò la necessità di una minuta, realistica descrizione della meschinità della vita di provincia, degli ovvi e grigi orizzonti che la delimitano : e così si  costringe masochisticamente a un impatto tragico con la mediocre e limacciosa realtà. Nella storia della piccola borghese di provincia che sogna l'assoluto e finisce nell'anonimo adulterio e nel suicidio è evidente certo una condanna. Ma grondante di pietà, o meglio, di non superata complicità. E lo dimostra tutta la posteriore produzione flaubertiana realizzata sotto il segno di una lotta non risolta  con un susseguirsi di tappe non saranno mai definite.

Ambiguità non risolte

Alla diagnosi e alla condanna della malattia romantica faticosamente realizzate in Madame Bovary  segue infatti ne 1862 Salambò che riprende il gusto romantico dell'esotico  di una realtà altra ne tempo e nello spazio. Poi negli anni 1863-69 la nuova e definitiva  redazione de l'Educazione sentimentale affresco del destino della generazione flaubertiana : nella vicenda Federico Moreau, nelle sue giornate e nei suoi anni briciati senza che accada nulla, nel vagheggiamento di un amore che dalla mancata realizzazione trascolora in dolente elegia nella descrizione del fallimento  delle speranze quattrocentesche  Flaubert tornava a farsi giudice delle aspirazione romantiche con dolente autobiografica partecipazione


sabato 9 novembre 2019

Honorè de Balzac

Honoré de Balzac

collegabile all'opera di Stendhal è quella di Balzac  e non solo per la coincidenza cronologica - gli anni  Trenta vedono il rosso e il nero (1830) la Certosa di Parma (1839) e la piena attività di Balzac - ma anche per il comune orientamento realistico  e la posizione critica verso la società francese contemporanea.

vita

Honoré de Balzac nato da una famiglia medio-borghese nel 1799 e morto nel 1850, dopo studi di giurisprudenza e impieghi di vario genere si dedicò alla letteratura  e al giornalismo, ma con scarso successo, tentò gli affari, ma fu un disastro.
Cominciò ad acquistare fama attorno al 1830  e da allora si dedicò alla sua attività di romanziere con un ritmo di lavoro eccessivo e frenetico ( in sedici anni  più di novanta romanzi)  - costrettovi anche dai debiti dovuti alle disastrose operazioni commerciali - che  ne minò il fisico. Sposò ne 1850 una nobildonna polacca Eve Hanska con la quale da anni aveva avuto una tormentosa e intensa relazione. Qualche mese dopo un colpo apoplettico lo stroncò.

La poetica

Nel 1842, modificando e ampliando un'impostazione che aveva già enunciato parecchi anni prima, Balzac organizza I suoi romanzi in una sorta di gerarchia piramidale(come qualcuno  ha detto ) con il titolo complessivo di commedia umana ; alla base c'è un gruppo di studi di costume del secolo XIX suddiviso in scene della vita privata (il colonnello  Chabert, Papà Goriot ecc.) della vita di provincia ( Eugenia Grandet, il giglio della valle ecc. ) della vita parigina della politica della vita militare della vita di campagna.
Poi c'è il gruppo degli studi filosofici, e alla fine quello progettato ma non realizzato degli Studi analitici. Nella famosa prefazione alla Commedia umana Balzac dichiara I suoi propositi : "la società fa l'uom, secondo  gli ambienti in cui si svolge la sua azione, tanti uomini differenti quante sono le varietà in zoologia.
le differenze tra un soldato, un operaio, un avvocato, un marinaio, un  povero ecc.  sono altrettanto notevoli che quelle tra un lupo, il leone, il corvo ecc. Si trattava allora di descrivere la varietà delle specie sociali, come il famoso naturalista Buffon (1707-1788)  aveva fatto con quelle animali.
E in questo studio Balzac - come aveva detto precedentemente in una lettera alla Hanska  - intendeva rappresentare  tutti gli aspetti sociali senza dimenticare "nè una situazione della vita né una fisionomia, né un carattere di uomo o di donna, né una maniera di vivere, né una professione, né una zona sociale, né un paese della Francia, né una qualunque cosa dell'infanzia della vecchiaia, dell'età matura, della politica, della giustizia, della guerra. Stabilito  questo, la storia del cuore umano tessuta filo per filo la storia fatta in tutte le sue parti  ecco la base. Non saranno fatti immaginari, sarà quello che avviene dovunque".

aspetti fondamentali

Alla luce di queste fondamentali dichiarazione di poetica è più agevole fissare rapidamente alcune caratteristiche di fondo della produzione Balzachiana.

1) Proseguendo su una strada  già imboccata  da Stendhal, ma con maggiore consapevolezza e lucidità teorica, Balzac porta avanti la realizzazione di un tipo di romanzo - il romanzo sociale - che costituisce una delle più importanti  novità letterarie dell'Ottocento : la verità  e la plausibilità dei personaggi ormai derivano solo dalla carica di connotazioni sociali  che essi hanno, dalla definizione dei rapporti e dei problemi che il contesto sociale in cui vivono  ( il famoso milieu) pone loro , condizionandoli  e formandoli in quel modo e non altrimenti.

2)  l'impegno di rendere con la maggiore evidenza la dimensione sociale dei protagonisti porta Balzac a un'attenzione  estrema per gli elementi  esterni, oggettivi, in mezzo ai quali  quel personaggio vive quasi impregnandosene  e nel contempo impregnandoli di sè. Deriva  da ciò quello che Auerbach ha definito il realismo atmosferico di Balzac: "ogni spazio si tramuta per lui in atmosfera morale e sensibile di cui si imbevono  il paesaggio la casa I mobili le suppellettili gli abiti I corpi il carattere il comportamento il sentire l'agire  e la sorte degli  uomini, e in cui  poi la situazione storica generale  a sua volta  appare come un'atmosfera totale abbracciante tutti I singoli spazi di vita".

3) ma anche se l'operazione  suddetta è fondamentale nella narrativa di Balzac  e dà luogo  a esiti artistici notevolissimi,  non è l'unico mezzo in cui l'autore si serve per realizzare il romanzo sociale : egli va ben oltre . E cioè : della società del suo tempo, dei meccanismi  che la regolano  - l'onnipotenza  del denaro, il profitto e l'accumulazione - egli dà  con un'inesauribile  descrizione di situazioni di affari, di raggiri  di vicende familiari, un quadro straordinariamente  mosso e pullulante dei più vari personaggi : la cui  validità artistica  è data proprio dalla loro "tipicità, cioè dall'essere  pienamente  rappresentativi  ed emblematici di atteggiamenti  e comportamenti di una comunità sociale. Capita così che Balzac che in politica era arroccato su posizioni reazionarie  e vagheggiava ritorni legittimistici e autoritari, nella sua opera, per analisi  inclemente che fa della società contemporanea, diventa un autore  la cui carica progressista e rivoluzionaria - nel  senso della demistificazione e dell'accusa nei riguardi  dei valori borghesi - è  di gran lunga superiore a quella di tanti altri narratori di ieri e di ogni che ritengono che bastino  la professione di fede progressista come salva condottto per un'arte necessariamente rivoluzionaria . Fu Engels a porre in una famosa pagina questo  problema che ancora oggi è oggetto di intenso dibattito .

4) Muovendo da premesse così ambiziose (rappresentare tutta la varietà delle specie umane)  Balzac crea centinaia di personaggi " fa concorrenza allo stato civile "( come  è stato argutamente detto)  e dà alla sua opera un carattere ciclico : da un romanzo all'altro  c'è un ritorno di certi personaggi  la cuoi personalità quindi si arricchisce progressivamente.

Un museo vivente

Che con una tale vastità di impianto Balzac dovesse cedere a forzature, a toni  melodrammatici ad amplificazione retoriche o ad elucubrazioni  sociologiche (con le quali frequentemente commenta e idealizza le vicende che narra) era inevitabile. Ma indiscutibilmente La commedia Umana  è la testimonianza di un museo vivente di un secolo francese  dalla generazione del 1789 a quella che, nata con l'inizio del secolo , ha trent'anni nel 1820 e incontra  la grande frattura nel 1850 (A. Thibaudet) un museo vivente che per la sua ampiezza e varietà non trova confronti nella narrativa europea e che è stato un necessario punto di  riferimento e una lezione per quanti (da Zola a Tolstoj da Mann a Proust) hanno concepito il romanzo come grandioso affresco della poliedricità dell'epoca.

sabato 6 gennaio 2018

Stendhal

Sthendal

Vita

Prima di trascriverlo a livello creativo nelle vicende eroiche e sfortunatamente  dei suoi protagonisti, Stendhal  visse a livello biografico un contrasto  tipicamente  romantico tra ideale e reali tra  volontà di realizzarsi in una vita piena e autentica e pastoie  della realtà mediocre e monotona che quella realizzazione impediscono.
Nato a Grenoble nel 178 Henri Beyle (che avrebbe preso poi lo pseudonimo di Stendhal) aveva però sperimentato almeno per un certo periodo una dimensione del vivere intensa e appagante quando raggiunta nel 1800 l'armata napoleonica in Italia aveva ricoperto sino al 1814  incarichi civili e militari ed era vissuto prevalentemente  a Milano tra ambienti culturali vita mondana ed entusiastica frequentazione  della Scala . In questa città  gelosamente amata visse come egli stesso dichiarò l'aurora  della sua vita. Ma nella società della restaurazione  - dopo la caduta di Napoleone - le cose cambiarono. Visse ancora  a Milano fino al 1821 poi fu a Parigi alla ricerca di un impiego. L'ottenne verso il 1830  console di Civitavecchia. Cercò  di sopperire al grigiore dell'incarico  con qualche viaggio e qualche congedo.
Durante uno di questi nel 1841 morì a Parigi per un attacco apoplettico.

LA CONNOTAZIONE SOCIALE

Proprio dalla sua esperienza della società della Restaurazione  ( conformista e spenta ma cinica nella difesa dell'assetto borghese)  nella quale non c'è  posto per il giovane  di ingegno  se non a patto di subire le regole del gioco, proprio  dal disprezzo per questa  situazione nascono  Il rosso e il nero  (18390)  e La Certosa di Parma (1839 ). Opere nelle quali l'eccezionalità dei protagonisti, la loro tensione eroica o vitalistica, la loro nostalgia di assoluto  di eroismo di grandi imprese ( si pensi all'esemplarità  in tal senso di Matilde de la Mole)  sono ancora evidenti segni di un'aristocrazia del sentire e di un titanismo tipicamente romantici ^ ma  - è qui  la novità fondamentale  - Stendhal trascrive la lotta  e la sconfitta  dei protagonisti  non in una dimensione esclusivamente  esistenziale ( si pensi a Renato o all'eroe Byroniano)  bensì a una dimensione  sociale. Li radica cioè in una specifica realtà sociale  ne motiva la storia interiore come storia degli scontri e dei condizionamenti che le regole di quell'assetto  sociale impongono:
Ammiratori sino all'infatuazione di Napoleone  ( e ciò chiare trascrizioni  autobiografiche di Stendhal ) Julien Sorel  ne Il rosso e il nero  e Fabrizio del Dongo nella Certosa non possono disporre più dei campi di battaglia come teatro della loro volontà di affermazione : ora  non resta loro che lo scontro aperto o una strategia dell'affermazione  della scalata sociale perseguita  con le armi della finzione della sagace e fredda conoscenza degli uomini che contano dello sfruttamento delle loro debolezze. Di questo conflitto  di questo scontro che è  l'introduzione della meccanica della lotta di classe  nel romanzo  Julien Sorel è perfettamente cosciente : basti pensare alla sua risposta ai giudici che per il suo assassinio lo condanneranno alla ghigliottina "signori io non ha  l'onore di appartenere alla vostra classe voi avete di fronte un contadino  che si è ribellato all'umiltà  della sua sorte ...Io invece ho di fronte uomini che vorranno punire me  e scoraggiare per sempre quella classe di giovani che nati in una classe inferiore e oppressi  dalla povertà hanno la fortuna di potersi istruire  e l'ardire di mescolarsi  a quel che l'orgoglio dei ricchi chiama società"
E' talmente risentita anzi la coscienza di classe in cui Stendhal  connota Julien Sorel che nel Il rosso e il nero  persino le sue vicende amorose da lotta dei sessi trascolorano in lotta di classe.
L'introduzione di questa connotazione sociale nel romanzo è l'apporto  fondamentale di Stendhal  nella direzione del realismo alla narrativa europea e su questa strada procederanno tutti gli autori posteriori da Balzac a Zola  a Tolstoj a Proust persino (attento più di quanto non si pensi alla dinamica della classi  e dei loro conflitti).
A ciò  si aggiunga la concretezza di stile di Stendhal la sua ricerca di un'oggettiva  esattezza (2da codice civile" secondo  una sua famosa definizione) che fa piazza pulita di ogni lirismo romantico di ogni abbandono  descrittivo. Il che ha fatto sì che egli creasse uno stile personalissimo  appunto  perché esente da ogni suggestione della tradizione.

UN IDEALE DI VITA

Ma sarebbe assai discutibile limitare il ruolo di Stendhal solo a questo. Perché dalle pagine dei suoi romanzi ( oltre i citati L'interrotto Lucien Leuwen sulla società di Luigi Filippo iniziato nel 1834 l'autobiografia Vita di Henri Brulard interrotta nel 1836)  e dei suoi saggi (Sull'amore 1822  Ricordi di egotismo scritti nel 1832 editi  nel 1892 ) con la già notata corrispondenza tra biografia e creazione artistica vien fuori anche un ideale uno stile di vita un mito umano quello che è stato chiamato beylismo e che consiste nella celebrazione dell'energia  del coraggio della ricerca - lucida e razionalistica - del piacere nel vagheggiamento della disposizione amorosa in cui ci siano  non languori ne struggimenti insani non malattia né ripiegamenti bensì amore vigile alacre malizioso intrigo e  intrepidezza eroismo anche ma di misura umanissima benché i suoi personaggi escano  tanto spesso dall'ordinario " .
Tutte qualità queste  che Stendhal pensava si trovassero in tante vicende e personaggi  di quell'Italia dove  la pianta uomo   era più robusta o meno condizionata che altrove e dove c'era più spazio  per una multiforme estrinsecazione della virtù .
In ultima analisi malgrado le sue idee liberali  fossero molto più avanzate di delle del reazionario Balzac Stendhal era intellettualmente un a
ristocratico romantico ammiratore della personalità d'eccezione maestro di egotismo.