Gustave Flaubert
nato nel 1821 Flaubert si stabilì a25 anni in campagna da dove si allontanò per qualche viaggio in Medio Oriente, in Grecia e in Italia; dalla rivoluzione del 1848 e dagli avvenimenti del 1870 non trasse che i motivi di delusione e di cupo isolamento; morì nel 1880.
Tra gli anni Trenta - che vedono la frenetica attività di Balzac e I capolavori di Stendhal - e il 1857, anno di pubblicazione di Madame Bovary di Flaubert, intercorre quasi l'arco di una generazione e d'altra parte l'attività di Flaubert si prolunga per ancora più di vent'anni : col suo Bouvard e Pecuchet, pubblicato postumo arriviamo al 1881, Ciò vuol dire che fra I tempi di Balzac e di Stendhal, da un alto, e quelli di Flaubert dall'altro ci sono di mezzo quegli avvenimenti storico- culturali la restaurazione borghese del '48, la presenza sempre più incombente del quarto stato nella realtà sociale e nel dibattito politico, l'affermarsi del Positivismo. A tutto ciò è da aggiungere su un piano più specificamente letterario , il sorgere, negli anni Cinquanta, della scuola poetica dai cosiddetti "parnassiani"(Leconte de Lisle, Theodore de Banville ecc.) che reagendo al lirismo e alle effusioni romantiche ( Lamartine e Hugo) intendono restaurare I valori formali e realizzano una produzione di Impassibile e marmorea bellezza, con modulazioni stilistiche di contesto culturale Flaubert ricava orientamenti e suggestioni per quanto riguarda soprattutto due aspetti della sua produzione : la scrupolosa e imparziale attenzione alla realtà da descrivere e il culto della precisione stilistica nell'estenuante, ascetica ricerca della parola insostituibile e definitiva. A questo furono rivolti l'attività, I travagli, le angosce della sua vita : "nella mia povera vita così piatta e tranquilla, le frasi sono delle avventure , e io non raccolgo altri fiori che le metafore " scriveva ad una amica.
una volontaristica guarigione
Ma questa ipotesi di interpretazione, questa rispondenza tra orientamenti artistici contemporanei ed elementi caratterizzanti della produzione di Flaubert si complica notevolmente se si pensa, sulla scorta di un'ormai imponente documentazione critica, che le sue vocazioni più profonde, le sue letture predilette, le sue aspirazioni erano autenticamente romantiche, Flaubert, "come I romantici, è dotato di un'immaginazione ardente, avido di sensazioni forti, attirato dall'eccessivo e dal soprannaturale, ebbro di colori, di vasti orizzonti…….E ebbro di disdegno vendicativo per la società moderna per il borghese senza ideali e senza poesia, di cui egli sonda l'ottusità con infinito diletto." (P.G.Castex-P. Surer). L'impatto tragico fra queste sue disposizioni di fondo e la realtà lo si può approssimativamente datare : un'acuta crisi avuta negli anni 1842-43 mentre a Parigi studiava giurisprudenza ; la morte del padre e della sorella, le persone da lui più amate, nel 1846 il fallimento della rivoluzione del '48 che approda al piccolo cesarismo di Napoleone III . E' un accumularsi di fallimenti che provoca in Flaubert una posizione conflittuale che sconfina nella nevrosi, è il crollo di ogni aspirazione o vagheggiamento "romantico" di fronte alla realtà. Compito dell'arte allora sarà rappresentare tutto questo : far cozzare tragicamente una creatura che aspira ad avvenimenti eccezionali e romantici contro il grigiore della quotidianità piccolo borghese ed ecco Madame Bovary (1857).
Nell'accanimento contro il "bovarismo" Flaubert - sia pure ricorrendo allo schermo dell'oggettivazione con la creazione di un personaggio - sottoponeva a lucida analisi la propria "malattia romantica "bruciava - o cercava di bruciare I miti romantici e le fughe dalla realtà; da ciò la necessità di una minuta, realistica descrizione della meschinità della vita di provincia, degli ovvi e grigi orizzonti che la delimitano : e così si costringe masochisticamente a un impatto tragico con la mediocre e limacciosa realtà. Nella storia della piccola borghese di provincia che sogna l'assoluto e finisce nell'anonimo adulterio e nel suicidio è evidente certo una condanna. Ma grondante di pietà, o meglio, di non superata complicità. E lo dimostra tutta la posteriore produzione flaubertiana realizzata sotto il segno di una lotta non risolta con un susseguirsi di tappe non saranno mai definite.
Ambiguità non risolte
Alla diagnosi e alla condanna della malattia romantica faticosamente realizzate in Madame Bovary segue infatti ne 1862 Salambò che riprende il gusto romantico dell'esotico di una realtà altra ne tempo e nello spazio. Poi negli anni 1863-69 la nuova e definitiva redazione de l'Educazione sentimentale affresco del destino della generazione flaubertiana : nella vicenda Federico Moreau, nelle sue giornate e nei suoi anni briciati senza che accada nulla, nel vagheggiamento di un amore che dalla mancata realizzazione trascolora in dolente elegia nella descrizione del fallimento delle speranze quattrocentesche Flaubert tornava a farsi giudice delle aspirazione romantiche con dolente autobiografica partecipazione
martedì 12 novembre 2019
sabato 9 novembre 2019
Honorè de Balzac
Honoré de Balzac
collegabile all'opera di Stendhal è quella di Balzac e non solo per la coincidenza cronologica - gli anni Trenta vedono il rosso e il nero (1830) la Certosa di Parma (1839) e la piena attività di Balzac - ma anche per il comune orientamento realistico e la posizione critica verso la società francese contemporanea.
vita
Honoré de Balzac nato da una famiglia medio-borghese nel 1799 e morto nel 1850, dopo studi di giurisprudenza e impieghi di vario genere si dedicò alla letteratura e al giornalismo, ma con scarso successo, tentò gli affari, ma fu un disastro.
Cominciò ad acquistare fama attorno al 1830 e da allora si dedicò alla sua attività di romanziere con un ritmo di lavoro eccessivo e frenetico ( in sedici anni più di novanta romanzi) - costrettovi anche dai debiti dovuti alle disastrose operazioni commerciali - che ne minò il fisico. Sposò ne 1850 una nobildonna polacca Eve Hanska con la quale da anni aveva avuto una tormentosa e intensa relazione. Qualche mese dopo un colpo apoplettico lo stroncò.
La poetica
Nel 1842, modificando e ampliando un'impostazione che aveva già enunciato parecchi anni prima, Balzac organizza I suoi romanzi in una sorta di gerarchia piramidale(come qualcuno ha detto ) con il titolo complessivo di commedia umana ; alla base c'è un gruppo di studi di costume del secolo XIX suddiviso in scene della vita privata (il colonnello Chabert, Papà Goriot ecc.) della vita di provincia ( Eugenia Grandet, il giglio della valle ecc. ) della vita parigina della politica della vita militare della vita di campagna.
Poi c'è il gruppo degli studi filosofici, e alla fine quello progettato ma non realizzato degli Studi analitici. Nella famosa prefazione alla Commedia umana Balzac dichiara I suoi propositi : "la società fa l'uom, secondo gli ambienti in cui si svolge la sua azione, tanti uomini differenti quante sono le varietà in zoologia.
le differenze tra un soldato, un operaio, un avvocato, un marinaio, un povero ecc. sono altrettanto notevoli che quelle tra un lupo, il leone, il corvo ecc. Si trattava allora di descrivere la varietà delle specie sociali, come il famoso naturalista Buffon (1707-1788) aveva fatto con quelle animali.
E in questo studio Balzac - come aveva detto precedentemente in una lettera alla Hanska - intendeva rappresentare tutti gli aspetti sociali senza dimenticare "nè una situazione della vita né una fisionomia, né un carattere di uomo o di donna, né una maniera di vivere, né una professione, né una zona sociale, né un paese della Francia, né una qualunque cosa dell'infanzia della vecchiaia, dell'età matura, della politica, della giustizia, della guerra. Stabilito questo, la storia del cuore umano tessuta filo per filo la storia fatta in tutte le sue parti ecco la base. Non saranno fatti immaginari, sarà quello che avviene dovunque".
aspetti fondamentali
Alla luce di queste fondamentali dichiarazione di poetica è più agevole fissare rapidamente alcune caratteristiche di fondo della produzione Balzachiana.
1) Proseguendo su una strada già imboccata da Stendhal, ma con maggiore consapevolezza e lucidità teorica, Balzac porta avanti la realizzazione di un tipo di romanzo - il romanzo sociale - che costituisce una delle più importanti novità letterarie dell'Ottocento : la verità e la plausibilità dei personaggi ormai derivano solo dalla carica di connotazioni sociali che essi hanno, dalla definizione dei rapporti e dei problemi che il contesto sociale in cui vivono ( il famoso milieu) pone loro , condizionandoli e formandoli in quel modo e non altrimenti.
2) l'impegno di rendere con la maggiore evidenza la dimensione sociale dei protagonisti porta Balzac a un'attenzione estrema per gli elementi esterni, oggettivi, in mezzo ai quali quel personaggio vive quasi impregnandosene e nel contempo impregnandoli di sè. Deriva da ciò quello che Auerbach ha definito il realismo atmosferico di Balzac: "ogni spazio si tramuta per lui in atmosfera morale e sensibile di cui si imbevono il paesaggio la casa I mobili le suppellettili gli abiti I corpi il carattere il comportamento il sentire l'agire e la sorte degli uomini, e in cui poi la situazione storica generale a sua volta appare come un'atmosfera totale abbracciante tutti I singoli spazi di vita".
3) ma anche se l'operazione suddetta è fondamentale nella narrativa di Balzac e dà luogo a esiti artistici notevolissimi, non è l'unico mezzo in cui l'autore si serve per realizzare il romanzo sociale : egli va ben oltre . E cioè : della società del suo tempo, dei meccanismi che la regolano - l'onnipotenza del denaro, il profitto e l'accumulazione - egli dà con un'inesauribile descrizione di situazioni di affari, di raggiri di vicende familiari, un quadro straordinariamente mosso e pullulante dei più vari personaggi : la cui validità artistica è data proprio dalla loro "tipicità, cioè dall'essere pienamente rappresentativi ed emblematici di atteggiamenti e comportamenti di una comunità sociale. Capita così che Balzac che in politica era arroccato su posizioni reazionarie e vagheggiava ritorni legittimistici e autoritari, nella sua opera, per analisi inclemente che fa della società contemporanea, diventa un autore la cui carica progressista e rivoluzionaria - nel senso della demistificazione e dell'accusa nei riguardi dei valori borghesi - è di gran lunga superiore a quella di tanti altri narratori di ieri e di ogni che ritengono che bastino la professione di fede progressista come salva condottto per un'arte necessariamente rivoluzionaria . Fu Engels a porre in una famosa pagina questo problema che ancora oggi è oggetto di intenso dibattito .
4) Muovendo da premesse così ambiziose (rappresentare tutta la varietà delle specie umane) Balzac crea centinaia di personaggi " fa concorrenza allo stato civile "( come è stato argutamente detto) e dà alla sua opera un carattere ciclico : da un romanzo all'altro c'è un ritorno di certi personaggi la cuoi personalità quindi si arricchisce progressivamente.
Un museo vivente
Che con una tale vastità di impianto Balzac dovesse cedere a forzature, a toni melodrammatici ad amplificazione retoriche o ad elucubrazioni sociologiche (con le quali frequentemente commenta e idealizza le vicende che narra) era inevitabile. Ma indiscutibilmente La commedia Umana è la testimonianza di un museo vivente di un secolo francese dalla generazione del 1789 a quella che, nata con l'inizio del secolo , ha trent'anni nel 1820 e incontra la grande frattura nel 1850 (A. Thibaudet) un museo vivente che per la sua ampiezza e varietà non trova confronti nella narrativa europea e che è stato un necessario punto di riferimento e una lezione per quanti (da Zola a Tolstoj da Mann a Proust) hanno concepito il romanzo come grandioso affresco della poliedricità dell'epoca.
collegabile all'opera di Stendhal è quella di Balzac e non solo per la coincidenza cronologica - gli anni Trenta vedono il rosso e il nero (1830) la Certosa di Parma (1839) e la piena attività di Balzac - ma anche per il comune orientamento realistico e la posizione critica verso la società francese contemporanea.
vita
Honoré de Balzac nato da una famiglia medio-borghese nel 1799 e morto nel 1850, dopo studi di giurisprudenza e impieghi di vario genere si dedicò alla letteratura e al giornalismo, ma con scarso successo, tentò gli affari, ma fu un disastro.
Cominciò ad acquistare fama attorno al 1830 e da allora si dedicò alla sua attività di romanziere con un ritmo di lavoro eccessivo e frenetico ( in sedici anni più di novanta romanzi) - costrettovi anche dai debiti dovuti alle disastrose operazioni commerciali - che ne minò il fisico. Sposò ne 1850 una nobildonna polacca Eve Hanska con la quale da anni aveva avuto una tormentosa e intensa relazione. Qualche mese dopo un colpo apoplettico lo stroncò.
La poetica
Nel 1842, modificando e ampliando un'impostazione che aveva già enunciato parecchi anni prima, Balzac organizza I suoi romanzi in una sorta di gerarchia piramidale(come qualcuno ha detto ) con il titolo complessivo di commedia umana ; alla base c'è un gruppo di studi di costume del secolo XIX suddiviso in scene della vita privata (il colonnello Chabert, Papà Goriot ecc.) della vita di provincia ( Eugenia Grandet, il giglio della valle ecc. ) della vita parigina della politica della vita militare della vita di campagna.
Poi c'è il gruppo degli studi filosofici, e alla fine quello progettato ma non realizzato degli Studi analitici. Nella famosa prefazione alla Commedia umana Balzac dichiara I suoi propositi : "la società fa l'uom, secondo gli ambienti in cui si svolge la sua azione, tanti uomini differenti quante sono le varietà in zoologia.
le differenze tra un soldato, un operaio, un avvocato, un marinaio, un povero ecc. sono altrettanto notevoli che quelle tra un lupo, il leone, il corvo ecc. Si trattava allora di descrivere la varietà delle specie sociali, come il famoso naturalista Buffon (1707-1788) aveva fatto con quelle animali.
E in questo studio Balzac - come aveva detto precedentemente in una lettera alla Hanska - intendeva rappresentare tutti gli aspetti sociali senza dimenticare "nè una situazione della vita né una fisionomia, né un carattere di uomo o di donna, né una maniera di vivere, né una professione, né una zona sociale, né un paese della Francia, né una qualunque cosa dell'infanzia della vecchiaia, dell'età matura, della politica, della giustizia, della guerra. Stabilito questo, la storia del cuore umano tessuta filo per filo la storia fatta in tutte le sue parti ecco la base. Non saranno fatti immaginari, sarà quello che avviene dovunque".
aspetti fondamentali
Alla luce di queste fondamentali dichiarazione di poetica è più agevole fissare rapidamente alcune caratteristiche di fondo della produzione Balzachiana.
1) Proseguendo su una strada già imboccata da Stendhal, ma con maggiore consapevolezza e lucidità teorica, Balzac porta avanti la realizzazione di un tipo di romanzo - il romanzo sociale - che costituisce una delle più importanti novità letterarie dell'Ottocento : la verità e la plausibilità dei personaggi ormai derivano solo dalla carica di connotazioni sociali che essi hanno, dalla definizione dei rapporti e dei problemi che il contesto sociale in cui vivono ( il famoso milieu) pone loro , condizionandoli e formandoli in quel modo e non altrimenti.
2) l'impegno di rendere con la maggiore evidenza la dimensione sociale dei protagonisti porta Balzac a un'attenzione estrema per gli elementi esterni, oggettivi, in mezzo ai quali quel personaggio vive quasi impregnandosene e nel contempo impregnandoli di sè. Deriva da ciò quello che Auerbach ha definito il realismo atmosferico di Balzac: "ogni spazio si tramuta per lui in atmosfera morale e sensibile di cui si imbevono il paesaggio la casa I mobili le suppellettili gli abiti I corpi il carattere il comportamento il sentire l'agire e la sorte degli uomini, e in cui poi la situazione storica generale a sua volta appare come un'atmosfera totale abbracciante tutti I singoli spazi di vita".
3) ma anche se l'operazione suddetta è fondamentale nella narrativa di Balzac e dà luogo a esiti artistici notevolissimi, non è l'unico mezzo in cui l'autore si serve per realizzare il romanzo sociale : egli va ben oltre . E cioè : della società del suo tempo, dei meccanismi che la regolano - l'onnipotenza del denaro, il profitto e l'accumulazione - egli dà con un'inesauribile descrizione di situazioni di affari, di raggiri di vicende familiari, un quadro straordinariamente mosso e pullulante dei più vari personaggi : la cui validità artistica è data proprio dalla loro "tipicità, cioè dall'essere pienamente rappresentativi ed emblematici di atteggiamenti e comportamenti di una comunità sociale. Capita così che Balzac che in politica era arroccato su posizioni reazionarie e vagheggiava ritorni legittimistici e autoritari, nella sua opera, per analisi inclemente che fa della società contemporanea, diventa un autore la cui carica progressista e rivoluzionaria - nel senso della demistificazione e dell'accusa nei riguardi dei valori borghesi - è di gran lunga superiore a quella di tanti altri narratori di ieri e di ogni che ritengono che bastino la professione di fede progressista come salva condottto per un'arte necessariamente rivoluzionaria . Fu Engels a porre in una famosa pagina questo problema che ancora oggi è oggetto di intenso dibattito .
4) Muovendo da premesse così ambiziose (rappresentare tutta la varietà delle specie umane) Balzac crea centinaia di personaggi " fa concorrenza allo stato civile "( come è stato argutamente detto) e dà alla sua opera un carattere ciclico : da un romanzo all'altro c'è un ritorno di certi personaggi la cuoi personalità quindi si arricchisce progressivamente.
Un museo vivente
Che con una tale vastità di impianto Balzac dovesse cedere a forzature, a toni melodrammatici ad amplificazione retoriche o ad elucubrazioni sociologiche (con le quali frequentemente commenta e idealizza le vicende che narra) era inevitabile. Ma indiscutibilmente La commedia Umana è la testimonianza di un museo vivente di un secolo francese dalla generazione del 1789 a quella che, nata con l'inizio del secolo , ha trent'anni nel 1820 e incontra la grande frattura nel 1850 (A. Thibaudet) un museo vivente che per la sua ampiezza e varietà non trova confronti nella narrativa europea e che è stato un necessario punto di riferimento e una lezione per quanti (da Zola a Tolstoj da Mann a Proust) hanno concepito il romanzo come grandioso affresco della poliedricità dell'epoca.
sabato 6 gennaio 2018
Stendhal
Sthendal
Vita
Prima di trascriverlo a livello creativo nelle vicende eroiche e sfortunatamente dei suoi protagonisti, Stendhal visse a livello biografico un contrasto tipicamente romantico tra ideale e reali tra volontà di realizzarsi in una vita piena e autentica e pastoie della realtà mediocre e monotona che quella realizzazione impediscono.
Nato a Grenoble nel 178 Henri Beyle (che avrebbe preso poi lo pseudonimo di Stendhal) aveva però sperimentato almeno per un certo periodo una dimensione del vivere intensa e appagante quando raggiunta nel 1800 l'armata napoleonica in Italia aveva ricoperto sino al 1814 incarichi civili e militari ed era vissuto prevalentemente a Milano tra ambienti culturali vita mondana ed entusiastica frequentazione della Scala . In questa città gelosamente amata visse come egli stesso dichiarò l'aurora della sua vita. Ma nella società della restaurazione - dopo la caduta di Napoleone - le cose cambiarono. Visse ancora a Milano fino al 1821 poi fu a Parigi alla ricerca di un impiego. L'ottenne verso il 1830 console di Civitavecchia. Cercò di sopperire al grigiore dell'incarico con qualche viaggio e qualche congedo.
Durante uno di questi nel 1841 morì a Parigi per un attacco apoplettico.
LA CONNOTAZIONE SOCIALE
Proprio dalla sua esperienza della società della Restaurazione ( conformista e spenta ma cinica nella difesa dell'assetto borghese) nella quale non c'è posto per il giovane di ingegno se non a patto di subire le regole del gioco, proprio dal disprezzo per questa situazione nascono Il rosso e il nero (18390) e La Certosa di Parma (1839 ). Opere nelle quali l'eccezionalità dei protagonisti, la loro tensione eroica o vitalistica, la loro nostalgia di assoluto di eroismo di grandi imprese ( si pensi all'esemplarità in tal senso di Matilde de la Mole) sono ancora evidenti segni di un'aristocrazia del sentire e di un titanismo tipicamente romantici ^ ma - è qui la novità fondamentale - Stendhal trascrive la lotta e la sconfitta dei protagonisti non in una dimensione esclusivamente esistenziale ( si pensi a Renato o all'eroe Byroniano) bensì a una dimensione sociale. Li radica cioè in una specifica realtà sociale ne motiva la storia interiore come storia degli scontri e dei condizionamenti che le regole di quell'assetto sociale impongono:
Ammiratori sino all'infatuazione di Napoleone ( e ciò chiare trascrizioni autobiografiche di Stendhal ) Julien Sorel ne Il rosso e il nero e Fabrizio del Dongo nella Certosa non possono disporre più dei campi di battaglia come teatro della loro volontà di affermazione : ora non resta loro che lo scontro aperto o una strategia dell'affermazione della scalata sociale perseguita con le armi della finzione della sagace e fredda conoscenza degli uomini che contano dello sfruttamento delle loro debolezze. Di questo conflitto di questo scontro che è l'introduzione della meccanica della lotta di classe nel romanzo Julien Sorel è perfettamente cosciente : basti pensare alla sua risposta ai giudici che per il suo assassinio lo condanneranno alla ghigliottina "signori io non ha l'onore di appartenere alla vostra classe voi avete di fronte un contadino che si è ribellato all'umiltà della sua sorte ...Io invece ho di fronte uomini che vorranno punire me e scoraggiare per sempre quella classe di giovani che nati in una classe inferiore e oppressi dalla povertà hanno la fortuna di potersi istruire e l'ardire di mescolarsi a quel che l'orgoglio dei ricchi chiama società"
E' talmente risentita anzi la coscienza di classe in cui Stendhal connota Julien Sorel che nel Il rosso e il nero persino le sue vicende amorose da lotta dei sessi trascolorano in lotta di classe.
L'introduzione di questa connotazione sociale nel romanzo è l'apporto fondamentale di Stendhal nella direzione del realismo alla narrativa europea e su questa strada procederanno tutti gli autori posteriori da Balzac a Zola a Tolstoj a Proust persino (attento più di quanto non si pensi alla dinamica della classi e dei loro conflitti).
A ciò si aggiunga la concretezza di stile di Stendhal la sua ricerca di un'oggettiva esattezza (2da codice civile" secondo una sua famosa definizione) che fa piazza pulita di ogni lirismo romantico di ogni abbandono descrittivo. Il che ha fatto sì che egli creasse uno stile personalissimo appunto perché esente da ogni suggestione della tradizione.
UN IDEALE DI VITA
Ma sarebbe assai discutibile limitare il ruolo di Stendhal solo a questo. Perché dalle pagine dei suoi romanzi ( oltre i citati L'interrotto Lucien Leuwen sulla società di Luigi Filippo iniziato nel 1834 l'autobiografia Vita di Henri Brulard interrotta nel 1836) e dei suoi saggi (Sull'amore 1822 Ricordi di egotismo scritti nel 1832 editi nel 1892 ) con la già notata corrispondenza tra biografia e creazione artistica vien fuori anche un ideale uno stile di vita un mito umano quello che è stato chiamato beylismo e che consiste nella celebrazione dell'energia del coraggio della ricerca - lucida e razionalistica - del piacere nel vagheggiamento della disposizione amorosa in cui ci siano non languori ne struggimenti insani non malattia né ripiegamenti bensì amore vigile alacre malizioso intrigo e intrepidezza eroismo anche ma di misura umanissima benché i suoi personaggi escano tanto spesso dall'ordinario " .
Tutte qualità queste che Stendhal pensava si trovassero in tante vicende e personaggi di quell'Italia dove la pianta uomo era più robusta o meno condizionata che altrove e dove c'era più spazio per una multiforme estrinsecazione della virtù .
In ultima analisi malgrado le sue idee liberali fossero molto più avanzate di delle del reazionario Balzac Stendhal era intellettualmente un a
ristocratico romantico ammiratore della personalità d'eccezione maestro di egotismo.
Vita
Prima di trascriverlo a livello creativo nelle vicende eroiche e sfortunatamente dei suoi protagonisti, Stendhal visse a livello biografico un contrasto tipicamente romantico tra ideale e reali tra volontà di realizzarsi in una vita piena e autentica e pastoie della realtà mediocre e monotona che quella realizzazione impediscono.
Nato a Grenoble nel 178 Henri Beyle (che avrebbe preso poi lo pseudonimo di Stendhal) aveva però sperimentato almeno per un certo periodo una dimensione del vivere intensa e appagante quando raggiunta nel 1800 l'armata napoleonica in Italia aveva ricoperto sino al 1814 incarichi civili e militari ed era vissuto prevalentemente a Milano tra ambienti culturali vita mondana ed entusiastica frequentazione della Scala . In questa città gelosamente amata visse come egli stesso dichiarò l'aurora della sua vita. Ma nella società della restaurazione - dopo la caduta di Napoleone - le cose cambiarono. Visse ancora a Milano fino al 1821 poi fu a Parigi alla ricerca di un impiego. L'ottenne verso il 1830 console di Civitavecchia. Cercò di sopperire al grigiore dell'incarico con qualche viaggio e qualche congedo.
Durante uno di questi nel 1841 morì a Parigi per un attacco apoplettico.
LA CONNOTAZIONE SOCIALE
Proprio dalla sua esperienza della società della Restaurazione ( conformista e spenta ma cinica nella difesa dell'assetto borghese) nella quale non c'è posto per il giovane di ingegno se non a patto di subire le regole del gioco, proprio dal disprezzo per questa situazione nascono Il rosso e il nero (18390) e La Certosa di Parma (1839 ). Opere nelle quali l'eccezionalità dei protagonisti, la loro tensione eroica o vitalistica, la loro nostalgia di assoluto di eroismo di grandi imprese ( si pensi all'esemplarità in tal senso di Matilde de la Mole) sono ancora evidenti segni di un'aristocrazia del sentire e di un titanismo tipicamente romantici ^ ma - è qui la novità fondamentale - Stendhal trascrive la lotta e la sconfitta dei protagonisti non in una dimensione esclusivamente esistenziale ( si pensi a Renato o all'eroe Byroniano) bensì a una dimensione sociale. Li radica cioè in una specifica realtà sociale ne motiva la storia interiore come storia degli scontri e dei condizionamenti che le regole di quell'assetto sociale impongono:
Ammiratori sino all'infatuazione di Napoleone ( e ciò chiare trascrizioni autobiografiche di Stendhal ) Julien Sorel ne Il rosso e il nero e Fabrizio del Dongo nella Certosa non possono disporre più dei campi di battaglia come teatro della loro volontà di affermazione : ora non resta loro che lo scontro aperto o una strategia dell'affermazione della scalata sociale perseguita con le armi della finzione della sagace e fredda conoscenza degli uomini che contano dello sfruttamento delle loro debolezze. Di questo conflitto di questo scontro che è l'introduzione della meccanica della lotta di classe nel romanzo Julien Sorel è perfettamente cosciente : basti pensare alla sua risposta ai giudici che per il suo assassinio lo condanneranno alla ghigliottina "signori io non ha l'onore di appartenere alla vostra classe voi avete di fronte un contadino che si è ribellato all'umiltà della sua sorte ...Io invece ho di fronte uomini che vorranno punire me e scoraggiare per sempre quella classe di giovani che nati in una classe inferiore e oppressi dalla povertà hanno la fortuna di potersi istruire e l'ardire di mescolarsi a quel che l'orgoglio dei ricchi chiama società"
E' talmente risentita anzi la coscienza di classe in cui Stendhal connota Julien Sorel che nel Il rosso e il nero persino le sue vicende amorose da lotta dei sessi trascolorano in lotta di classe.
L'introduzione di questa connotazione sociale nel romanzo è l'apporto fondamentale di Stendhal nella direzione del realismo alla narrativa europea e su questa strada procederanno tutti gli autori posteriori da Balzac a Zola a Tolstoj a Proust persino (attento più di quanto non si pensi alla dinamica della classi e dei loro conflitti).
A ciò si aggiunga la concretezza di stile di Stendhal la sua ricerca di un'oggettiva esattezza (2da codice civile" secondo una sua famosa definizione) che fa piazza pulita di ogni lirismo romantico di ogni abbandono descrittivo. Il che ha fatto sì che egli creasse uno stile personalissimo appunto perché esente da ogni suggestione della tradizione.
UN IDEALE DI VITA
Ma sarebbe assai discutibile limitare il ruolo di Stendhal solo a questo. Perché dalle pagine dei suoi romanzi ( oltre i citati L'interrotto Lucien Leuwen sulla società di Luigi Filippo iniziato nel 1834 l'autobiografia Vita di Henri Brulard interrotta nel 1836) e dei suoi saggi (Sull'amore 1822 Ricordi di egotismo scritti nel 1832 editi nel 1892 ) con la già notata corrispondenza tra biografia e creazione artistica vien fuori anche un ideale uno stile di vita un mito umano quello che è stato chiamato beylismo e che consiste nella celebrazione dell'energia del coraggio della ricerca - lucida e razionalistica - del piacere nel vagheggiamento della disposizione amorosa in cui ci siano non languori ne struggimenti insani non malattia né ripiegamenti bensì amore vigile alacre malizioso intrigo e intrepidezza eroismo anche ma di misura umanissima benché i suoi personaggi escano tanto spesso dall'ordinario " .
Tutte qualità queste che Stendhal pensava si trovassero in tante vicende e personaggi di quell'Italia dove la pianta uomo era più robusta o meno condizionata che altrove e dove c'era più spazio per una multiforme estrinsecazione della virtù .
In ultima analisi malgrado le sue idee liberali fossero molto più avanzate di delle del reazionario Balzac Stendhal era intellettualmente un a
ristocratico romantico ammiratore della personalità d'eccezione maestro di egotismo.
sabato 30 dicembre 2017
dal realismo romantico al naturalismo positivistico
dal realismo romantico al naturalismo positivistico
Fasi e motivazioni di un lungo processo
Come i primi decenni dell'Ottocento sono caratterizzati in una prospettiva europea dal Romanticismo così quel periodo che all'incirca va da 1830 al 1870-80 vede il progressivo affermarsi di quella categoria artistica che si conviene definire Realismo. Con due precisazioni però :
1) nei primi decenni del secolo una volta affermatosi il Romanticismo dà fisionomi a al periodo è l'orientamento dominante ed esclusivo nel successivo periodo che abbiamo indicato invece il Realismo non domina incontrastato ; è l'orientamento maggioritario e più fertile ma non l'unico.
2) Nell'arco di un cinquantennio un orientamento letterario (Anche se per pura ipotesi partisse da omogenei canoni di poetica) subisce inevitabili sviluppi e modifiche che rendono assai discutibile l'adozione della stessa definizione sia per gli iniziatori che per gli epigoni. E' pertanto consuetudine critica abbastanza diffusa quella di definire realismo e realistica la produzione del primo periodo e Naturalismo e naturalistica quella del secondo differenziate e distinte l'una dall'altra per tutta una serie di fattori che ora esamineremo.
SOGGETTIVITA' E REALTA'
E' assai discutibile prospettare il Realismo come pura e semplice opposizione al Romanticismo ( e un'eco di questa impostazione critica è riscontrabile nell'accezione profondamente antitetica che nel discorso giornaliero si dà ai termini romantico e realistico ). IN realtà si tratta di un complesso processo di opposizione e di continuazione di ribaltamento e di sviluppo di certi autori romantici è a questo proposito illuminante si pensi a Puskin poeta lirico e nel contempo padre del realismo russo con i suoi Racconti di Belkin (1830 o a Victor Hugo il quale oltre a essere il poeta dell'io è anche l'autore dei Miserabili.
La lotta contro i modelli e le regole del classicismo la poetabilità di qualsiasi argomento e la libertà stilistica l'attenzione verso le manifestazioni dell'arte popolare e più in generale la scoperta della dimensione popolare il gusto di ricreare con il romanzo storico il clima di un'epoca l'analisi delle reazioni dell'io di fronte alla realtà ( e stiamo citando i capisaldi della poetica romantica) portano cambiamento di prospettiva che anziché far centro quasi esclusivamente sull'io anziché finalizzare tutto per un'analisi e un'enfatizzazione dell'io l'artista si apra invece ad accogliere e a registrare l'inesauribile varietà del reale e i meccanismi le forze in contrastante gioco., Per chiarire ancora di più : nel rapporto individuo-realtà che il Romanticismo risolveva privilegiando (o ammettendo esclusivamente) il primo elemento il realismo stabilisce un equilibrio con il dare cittadinanza piena al secondo elemento. Si pensi per dare concretezza al discorso al Renato dell'omonimo romanzo di Chateaubriand e a Julien Sorel del Rosso e il nero di Stendhal; mentre il primo è connotato dall'autore solo su un piano esistenziale, il secondo invece lo è sul piano sociale di Renato conosciamo solo le anfrattuosità interiori, l'itinerario psicologico di Julien invece le radici sociali le sue reazioni e i suoi progetti di fronte alla realtà sociale in cui vive e che l'autore attentamente descrive e analizza.
Ma si pensi a un altro esempio di questo complesso processo di ribaltamento e di continuazione. E cioè un posto notevole nella produzione romantica ha la ricostruzione di un momento di un clima storico (il romanzo e il dramma storico di Walter Scott a Manzoni a Hugo ) o esotico (da Chateaubriand a Coleridge a Byron) il verismo riprende questa vocazione - tutto sommato storicistica ma anziché proiettarla nel lontano (cronologico e geografico) la rivolge al vicino, alla realtà immediata presente. E ecco nella narrativa realistica l'attenta rappresentazione di un ambiente coi suoi costumi e il suo clima di vita la Normandia di Flaubert e Maupassant La Provenza di A. Daudet la Sicilia di Verga ( e gli esempi potrebbero essere tanti). E' il cosiddetto regionalismo che caratterizza tanta narrativa veristica dell'Ottocento.
NUOVE PROSPETTIVE E NUOVI MODULI ESPRESSIVI
Tutto ciò comporta delle conseguenze sul piano specificamente formale. E' ovvio che la dimensione soggettiva che domina la produzione romantica trovi il suo mezzo espressivo ottimale nella poesia lirica che già Madame de Stael aveva teorizzato come il più adatto alla nuova sensibilità o in un genere di romanzo autobiografico e in una prosa ricca di abbandoni sentimentali e lirici. Ed è altrettanto ovvio che la scoperta della realtà per l'impegno di analisi che anima ora l'autore trovi più adatto come genere letterario il romanzo e come modulo espressivo una prosa varia nei toni descrittiva e precisa che bandisca assolutamente effusioni e toni lirici ( Stendhal pensava addirittura alla prosa del codice civile). Ma più che nel genere letterario e nei moduli formali la novità consiste in una mutata disposizione di fronte alla realtà nella scoperta per così dire della dignità del quotidiano nell'assegnare cittadinanza nel dominio dell'arte a qualsiasi essere umano e a qualsiasi vicenda e nel ritenerli tutti suscettibili di una rappresentazione seria e tragica.
E qui a chi obiettasse che già Lessing si era battuto per questo si può rispondere che sia nei suoi drammi che in quelli del Romanticismo e persino ancora in Stendhal il protagonista anche se non è più un personaggio storico o mitologico è pur sempre un privilegiato un essere umano d'eccezione per intensità e aristocrazia di sentire. E' da Balzac in poi che si realizza questa dignità del quotidiano questa irreversibile novità e così possono acquistare dignità tragica i contadini di Courbet l'avarizia di papà Grandet o la meschinità dell'impiegatuccio nel cappotto di Gogol o un sentimento tutt'altro che eroico e nobilitante come la paura nel Il segno rosso del coraggio di Crene o la vita anonima di un'umile serva in un Cuore semplice di Flauber o il tarato dall'alcolismo di Zola o il pescatore in Verga ( e così via sino a Gorki a Steinbeck a Cronin ai film di De Sica e a tutte quelle manifestazioni artistiche che a questa fondamentale conquista ottocentesca più o meno mediamente si collegano ).
VERSO IL NATURALISMO : TRE FATTORI
Ma come abbiamo detto nell'arco di circa un cinquantennio nel quale si sviluppa la produzione realistica subisce notevoli modifiche.
Un punto nodale di questo processo può esser collocato (con una certa approssimazione) attorno alla metà del secolo e lo si può motivare con tre fattori storico-culturali : la delusione del '48 europeo, il Manifesto di Marx e Engels il Positivismo.
1) Il ritorno all'ordine col quale vengono spenti i tentativi rivoluzionari in Europa rappresenta un colpo durissimo per l'intellighezia democratica e progressista il crollo delle speranze di una generazione. Di conseguenza si accentua quel distacco tra artista e assetto sociale brohese che aveva trovato espressione già nella produzione di Stendhal e Balzac: in Flaubert ora uno dei motivi di fondo è l'odio verso il borghese.
2) Ma il '48 vede la comparsa piuttosto consistente del "quarto stato" e nel Manifesto la teorizzazione del ruolo che esso è destinato a svolgere. E' superfluo insistere sulle incalcolabili influenze che tutto ciò avrà si pensi soltanto alla preponderante presenza che nella narrativa del secondo Ottocento avranno le classi subalterne : i tipi umani travolti dallo sfruttamento e dalla reificazione che Marx ed Engel via via esaminavano nei loro scritti diventavano oggetto di rappresentazione : da Tempi difficili (1854) e Grandi speranze (1860 ) di Dickens a Germinia Lacerteux (1865) dei fratelli Goncourt dai populisti russi a Zola a Verga. Questo non significa che questi artisti facciano propria la concezione marxiana significa però che ormai uno spettro percorre l'Europa e non si può più esorcizzarlo.
3) A partire dalla metà del secolo si verifica la progressiva affermazione del Positivismo che ha i suoi capisaldi nel rifiuto delle fantasticherie delle religioni e delle metafisiche nel privilegiamento della realtà oggettiva dei fatti nell'esaltazione delle scienze come strumento ottimale per la conoscenza e il dominio della realtà. Strettamente legato al processo già avviato di organizzazione industriale il Positivismo risponde perfettamente alle esigenze del questa società alla quale trasmette sia la fiduciosa teorizzazione di un progetto inarrestabile destinato a raggiungere deterministicamente livelli sempre più alti sia una particolare attenzione alla dimensione sociale.
E' abbastanza agevole intuire le conseguenze che dai capisaldi del Positivismo derivano per gli orientamenti letterari il narratore aspira a lavorare scientificamente esclude dalla narrazione ogni personale commento e considerazione descrive comportamenti di singoli e di gruppi ma previa una minuziosa documentazione sperimentale con una volontà intellettuale di conoscenza e con rigore scientifico e ricorrendo alla fisiologia alle leggi dell'ereditarietà ecc. Zola ha esemplarmente chiarito in certi suoi scritti i canoni di questa nuova poetica che nella rappresentazione della realtà privilegia l'inesorabile meccanismo delle leggi naturali e finisce con trasformare l'opera narrativa in referto medico o analisi sociologica. E così è avvenuto il passaggio dalla narrativa realistica a quella naturalistica
Fasi e motivazioni di un lungo processo
Come i primi decenni dell'Ottocento sono caratterizzati in una prospettiva europea dal Romanticismo così quel periodo che all'incirca va da 1830 al 1870-80 vede il progressivo affermarsi di quella categoria artistica che si conviene definire Realismo. Con due precisazioni però :
1) nei primi decenni del secolo una volta affermatosi il Romanticismo dà fisionomi a al periodo è l'orientamento dominante ed esclusivo nel successivo periodo che abbiamo indicato invece il Realismo non domina incontrastato ; è l'orientamento maggioritario e più fertile ma non l'unico.
2) Nell'arco di un cinquantennio un orientamento letterario (Anche se per pura ipotesi partisse da omogenei canoni di poetica) subisce inevitabili sviluppi e modifiche che rendono assai discutibile l'adozione della stessa definizione sia per gli iniziatori che per gli epigoni. E' pertanto consuetudine critica abbastanza diffusa quella di definire realismo e realistica la produzione del primo periodo e Naturalismo e naturalistica quella del secondo differenziate e distinte l'una dall'altra per tutta una serie di fattori che ora esamineremo.
SOGGETTIVITA' E REALTA'
E' assai discutibile prospettare il Realismo come pura e semplice opposizione al Romanticismo ( e un'eco di questa impostazione critica è riscontrabile nell'accezione profondamente antitetica che nel discorso giornaliero si dà ai termini romantico e realistico ). IN realtà si tratta di un complesso processo di opposizione e di continuazione di ribaltamento e di sviluppo di certi autori romantici è a questo proposito illuminante si pensi a Puskin poeta lirico e nel contempo padre del realismo russo con i suoi Racconti di Belkin (1830 o a Victor Hugo il quale oltre a essere il poeta dell'io è anche l'autore dei Miserabili.
La lotta contro i modelli e le regole del classicismo la poetabilità di qualsiasi argomento e la libertà stilistica l'attenzione verso le manifestazioni dell'arte popolare e più in generale la scoperta della dimensione popolare il gusto di ricreare con il romanzo storico il clima di un'epoca l'analisi delle reazioni dell'io di fronte alla realtà ( e stiamo citando i capisaldi della poetica romantica) portano cambiamento di prospettiva che anziché far centro quasi esclusivamente sull'io anziché finalizzare tutto per un'analisi e un'enfatizzazione dell'io l'artista si apra invece ad accogliere e a registrare l'inesauribile varietà del reale e i meccanismi le forze in contrastante gioco., Per chiarire ancora di più : nel rapporto individuo-realtà che il Romanticismo risolveva privilegiando (o ammettendo esclusivamente) il primo elemento il realismo stabilisce un equilibrio con il dare cittadinanza piena al secondo elemento. Si pensi per dare concretezza al discorso al Renato dell'omonimo romanzo di Chateaubriand e a Julien Sorel del Rosso e il nero di Stendhal; mentre il primo è connotato dall'autore solo su un piano esistenziale, il secondo invece lo è sul piano sociale di Renato conosciamo solo le anfrattuosità interiori, l'itinerario psicologico di Julien invece le radici sociali le sue reazioni e i suoi progetti di fronte alla realtà sociale in cui vive e che l'autore attentamente descrive e analizza.
Ma si pensi a un altro esempio di questo complesso processo di ribaltamento e di continuazione. E cioè un posto notevole nella produzione romantica ha la ricostruzione di un momento di un clima storico (il romanzo e il dramma storico di Walter Scott a Manzoni a Hugo ) o esotico (da Chateaubriand a Coleridge a Byron) il verismo riprende questa vocazione - tutto sommato storicistica ma anziché proiettarla nel lontano (cronologico e geografico) la rivolge al vicino, alla realtà immediata presente. E ecco nella narrativa realistica l'attenta rappresentazione di un ambiente coi suoi costumi e il suo clima di vita la Normandia di Flaubert e Maupassant La Provenza di A. Daudet la Sicilia di Verga ( e gli esempi potrebbero essere tanti). E' il cosiddetto regionalismo che caratterizza tanta narrativa veristica dell'Ottocento.
NUOVE PROSPETTIVE E NUOVI MODULI ESPRESSIVI
Tutto ciò comporta delle conseguenze sul piano specificamente formale. E' ovvio che la dimensione soggettiva che domina la produzione romantica trovi il suo mezzo espressivo ottimale nella poesia lirica che già Madame de Stael aveva teorizzato come il più adatto alla nuova sensibilità o in un genere di romanzo autobiografico e in una prosa ricca di abbandoni sentimentali e lirici. Ed è altrettanto ovvio che la scoperta della realtà per l'impegno di analisi che anima ora l'autore trovi più adatto come genere letterario il romanzo e come modulo espressivo una prosa varia nei toni descrittiva e precisa che bandisca assolutamente effusioni e toni lirici ( Stendhal pensava addirittura alla prosa del codice civile). Ma più che nel genere letterario e nei moduli formali la novità consiste in una mutata disposizione di fronte alla realtà nella scoperta per così dire della dignità del quotidiano nell'assegnare cittadinanza nel dominio dell'arte a qualsiasi essere umano e a qualsiasi vicenda e nel ritenerli tutti suscettibili di una rappresentazione seria e tragica.
E qui a chi obiettasse che già Lessing si era battuto per questo si può rispondere che sia nei suoi drammi che in quelli del Romanticismo e persino ancora in Stendhal il protagonista anche se non è più un personaggio storico o mitologico è pur sempre un privilegiato un essere umano d'eccezione per intensità e aristocrazia di sentire. E' da Balzac in poi che si realizza questa dignità del quotidiano questa irreversibile novità e così possono acquistare dignità tragica i contadini di Courbet l'avarizia di papà Grandet o la meschinità dell'impiegatuccio nel cappotto di Gogol o un sentimento tutt'altro che eroico e nobilitante come la paura nel Il segno rosso del coraggio di Crene o la vita anonima di un'umile serva in un Cuore semplice di Flauber o il tarato dall'alcolismo di Zola o il pescatore in Verga ( e così via sino a Gorki a Steinbeck a Cronin ai film di De Sica e a tutte quelle manifestazioni artistiche che a questa fondamentale conquista ottocentesca più o meno mediamente si collegano ).
VERSO IL NATURALISMO : TRE FATTORI
Ma come abbiamo detto nell'arco di circa un cinquantennio nel quale si sviluppa la produzione realistica subisce notevoli modifiche.
Un punto nodale di questo processo può esser collocato (con una certa approssimazione) attorno alla metà del secolo e lo si può motivare con tre fattori storico-culturali : la delusione del '48 europeo, il Manifesto di Marx e Engels il Positivismo.
1) Il ritorno all'ordine col quale vengono spenti i tentativi rivoluzionari in Europa rappresenta un colpo durissimo per l'intellighezia democratica e progressista il crollo delle speranze di una generazione. Di conseguenza si accentua quel distacco tra artista e assetto sociale brohese che aveva trovato espressione già nella produzione di Stendhal e Balzac: in Flaubert ora uno dei motivi di fondo è l'odio verso il borghese.
2) Ma il '48 vede la comparsa piuttosto consistente del "quarto stato" e nel Manifesto la teorizzazione del ruolo che esso è destinato a svolgere. E' superfluo insistere sulle incalcolabili influenze che tutto ciò avrà si pensi soltanto alla preponderante presenza che nella narrativa del secondo Ottocento avranno le classi subalterne : i tipi umani travolti dallo sfruttamento e dalla reificazione che Marx ed Engel via via esaminavano nei loro scritti diventavano oggetto di rappresentazione : da Tempi difficili (1854) e Grandi speranze (1860 ) di Dickens a Germinia Lacerteux (1865) dei fratelli Goncourt dai populisti russi a Zola a Verga. Questo non significa che questi artisti facciano propria la concezione marxiana significa però che ormai uno spettro percorre l'Europa e non si può più esorcizzarlo.
3) A partire dalla metà del secolo si verifica la progressiva affermazione del Positivismo che ha i suoi capisaldi nel rifiuto delle fantasticherie delle religioni e delle metafisiche nel privilegiamento della realtà oggettiva dei fatti nell'esaltazione delle scienze come strumento ottimale per la conoscenza e il dominio della realtà. Strettamente legato al processo già avviato di organizzazione industriale il Positivismo risponde perfettamente alle esigenze del questa società alla quale trasmette sia la fiduciosa teorizzazione di un progetto inarrestabile destinato a raggiungere deterministicamente livelli sempre più alti sia una particolare attenzione alla dimensione sociale.
E' abbastanza agevole intuire le conseguenze che dai capisaldi del Positivismo derivano per gli orientamenti letterari il narratore aspira a lavorare scientificamente esclude dalla narrazione ogni personale commento e considerazione descrive comportamenti di singoli e di gruppi ma previa una minuziosa documentazione sperimentale con una volontà intellettuale di conoscenza e con rigore scientifico e ricorrendo alla fisiologia alle leggi dell'ereditarietà ecc. Zola ha esemplarmente chiarito in certi suoi scritti i canoni di questa nuova poetica che nella rappresentazione della realtà privilegia l'inesorabile meccanismo delle leggi naturali e finisce con trasformare l'opera narrativa in referto medico o analisi sociologica. E così è avvenuto il passaggio dalla narrativa realistica a quella naturalistica
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